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Logbook 5 – Silvia

Erano tempi bui. Inizio anni ’80 e la gogna mediatica, il linciaggio, il massacro fisico che ha subito Enzo Tortora sono qualcosa che chi lo ha vissuto ricorda sulla propria pelle con un brivido.

Non si era in molti a difenderlo a quei tempi, anche senza conoscerlo personalmente. Poi se avevi la fortuna di conoscerlo, capivi che l’accusa di “essere un cinico mercante di morte” non era una idiozia ma un crimine a tutti gli effetti. Le udienze a Poggioreale sembravano la follia. Un famoso conduttore televisivo – il cui programma il giovedì sera faceva ventinove milioni di persone – sarebbe stato, secondo l’accusa, il venerdì mattina a mezzogiorno a Piazza Vetra a Milano con una valigia di dieci chili di cocaina, fra l’improbabile indifferenza della gente.

Eppure, su questo tipo di imbecillità giudiziaria e qualche pentito di comodo, è finita la vita di Enzo anche se si è conclusa con onore, quell’onore che non è stato sufficiente a ridargli la salute. Ricordo la sua voce al telefono, già molto provata, che mi raccontava che lui il tumore lo aveva sentito chiaramente esplodergli dentro nel carcere di Bergamo, quando i magistrati gli rifiutarono la seconda volta la libertà provvisoria. Sarebbe morto poche settimane dopo. In quegli anni, a difendere il padre, Silvia c’era sempre e completamente, la prima in prima linea.

Era stata una delle migliori giovani giornaliste della sua generazione. Poi la vicenda di Enzo le cambiò la vita, ovviamente. Lei e tutti noi cercammo di difendere Gaia il più possibile. La sorella più piccola, neppure adolescente quando arrestarono Enzo in una mattinata che resta una pagina di vergogna anche per la quasi totalità dei media italiani. Oggi Silvia non c’è più ma resta il suo coraggio, la sua allegria, la sua durezza di fronte a chi aveva massacrato suo padre e tutte le altre vittime delle macellerie dei tribunali. E restano i nipoti. Enzo una sera di inverno a Bruxelles, dopo la solita visita in libreria – ore e ore passate fra gli scaffali delle biografie – mi disse, mentre aspettavamo di cenare: “Sai, non ho nipoti ma, se arrivassero, vorrei fossero orgogliosi di me. Ecco quello che vorrei più di tutto”. So per certo che orgogliosi oggi lo siano tutti e quattro, Enzo. Silvia ci mancherà molto. Resta la lezione di una ragazza che si è battuta contro un mostro feroce – una sedicente giustizia – e alla fine ha vinto ma a un prezzo forse troppo caro. Lo stesso pagato dal padre.

Foto tratta dal profilo Twitter di Radio Radicale
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