Leggo che i paracadutisti della 101ma tornano in Europa. Non accadeva dalla fine della Seconda Guerra Mondiale dove avevano fatto Normandia e Ardenne, per citare solo le battaglie che costarono loro più vite umane. Ora la Divisione é in Romania e Alberto Vanzo mi ricorda su Twitter che John Wayne era il suo volto nel Giorno più lungo.
Le Screaming Eagles sono truppe molto preparate e ben attrezzate. Possono avere un peso dissuasivo non da poco, sempre che a Putin sia rimasta qualche lucidità. Mandargli contro – Dio o chi per lui non voglia – reclute impreparate di tutte le età sarebbe un massacro che gli costerebbe caro in patria dove non gli perdonerebbero una sconfitta dopo avere teorizzato per anni il diritto del più forte a decidere sulle sorti del più debole.
Paracadutisti. Chiudo gli occhi e rivedo la piccola caserma di Nyala, in fondo al Darfur sudanese, dove la nostra sicurezza era affidata a un aiutante e due allora marescialletti, oggi sicuramente marescialloni del Col Moschin. Era un periodo difficile e il Darfour era epicentro dell’East Africa per il petrolio nel Sud Sudan, in mano ai cinesi, e per le relative migrazioni verso occidente delle popolazioni nere sudanesi delle periferie, le più povere.
Nyala aveva diversi campi profughi e non era facile anche se per inciso i campi che interessavano di più l’occidente – era il 2005 quattro anni dopo l’11 settembre nel pieno dell’attacco terroristico internazionalie – erano i campi di addestramento di Al Quaeda ben nascosti in Africa, in Europa (nei Balcani soprattutto) e in Medio Oriente ma questa é altra storia.
Uno dei suddetti marescialletti stava studiando quel pomeriggio, per un non so che corso interno, le tecniche di liberazione di un ostaggio al computer nella piccola stanza che utilizzavamo in comune. Le stanze erano poche. Stefano e io dormivamo in due letti a castello, in un container all’interno della piccola base.
A un certo punto, quel pomeriggio, Vince sollevò la mia borsa del PC e sotto vedemmo comodamente sistemata una scolopendra piuttosto cresciuta e non lieta di essere stata disturbata. Vince e io partimmo subito all’attacco ma venimmo bloccati dal marescialletto in questione. Non si uccide se non serve, disse e prese un foglio di carta, sollevò con quello il simpatico animalettone, peraltro velenoso, e lo andò a buttare fuori dal muro di cinta.
É la prima cosa che insegnamo ai più giovani, disse poi e ci confessò che il maggior terrore che avevano nelle selezioni era di trovare il Rambo di turno. Quelli li scartiamo per primi, aggiunse, perché sono stupidi e pericolosi a sé e agli altri. Ci perdemmo di vista ma qualche anno dopo seppi da amici che si era fatto, in un altro teatro, cinquanta chilometri dietro le linee con uno dei suoi uomini ferito sulle spalle riportandolo alla base.
Così vado a rivedermi John Wayne in bn. Una americanata cinematografica certamente ma allora, in quei giorni e nella realtà, il percorso della 101ma e delle altre forze alleate era guardato con ansia vitale da chi stava subendo la feroce dittatura nazifascista da Auschwitz a Varsavia, da Parigi a Roma a tutto il nord Italia. A volte si tende a scordarlo che se non fossero arrivati sarebbe stato tutto molto peggio.

Se ora la NATO schierasse una Reaction Force nella zona di Lviv, o intorno a Kyiv – comunque non presso il fronte, cosa succederebbe? Era un’ipotesi che ebbi modo di discutere a giugno con ufficiali Ucraini. A giugno concordammo che sarebbe stata una mossa ache avrebbe avuto qualche possibilita’ di pesare sul conflitto, senza coinvolgere necessariamente la NATO in combattimenti diretti. Oggi cosa succederebbe? Forse non e’ piu’ il momento, per essere utilizzata come forma di pressione e il rischio di scontro diretto e’ – paradossalmente, perche’ i Russi non hanno nessuna capacita’ operativa – piu’ alto. A giugno, i caveat erano dovuti all’opinione pubblica Europea, piu’ che altro. Nessun governo avrebbe voluto o potuto prendere una decisione di questo tipo. Ora la situazione e’ piu’ complicata anche per via delle elezioni di medio termine negli USA. Nessun presidente democratico ha mai preso la decisione di entrare in un conflitto senza poi pagare conseguenze indesiderate. Intanto, la mossa della 101a e’ buona. Insieme al bombardamento della fabbrica dei droni Iraniani da parte degli Israeliani. Nelle prossime due settimane vedremo cosa succedera’ a Kherson. E poi oltre. Meglio non parlarne ora.