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Logbook 236 – Apocalypse Now?

Dunque Biden a sorpresa arriva a Kiev mentre Putin continua a vivere rintanato e circondato da sosia. Zelensky che doveva essere morto poco meno di un anno fa – ma venne mancato dai killer russi che pare sbagliarono palazzo – sta rivelandosi, contrariamente alle attese degli invasori, un osso molto più duro dei pupazzi alla Lukashenko made in KGB. Ha vinto le elezioni e ora rischia di vincere una guerra.

Il vecchio Joe Biden intanto viene preso pesantemente in giro dai media russi per l’età avanzata, il che non è particolarmente divertente soprattutto da parte di chi si guarderebbe molto bene dal fare al tempo stesso una vaghissima battuta sulla statura di Putin che, tacchi compresi, non raggiunge il metro e settanta. A parte il fatto che la presa in giro legata a aspetti fisici puzza sempre molto di area nazismo e di stupidità, francamente Biden nonostante o grazie all’età che vuol dire esperienza non si sta muovendo male. Infatti Mosca sbava di rabbia di fronte a un ulteriore segnale di compattezza per una nazione che Putin vorrebbe annullare e che definisce una “invenzione di Lenin”.

L’invasione di un anno fa doveva risolversi in un rapido successo ma il bilancio che si può fare è totalmente all’opposto. L’Ucraina si difende e si difende bene. I russi perdono migliaia di uomini e terreno, persino nelle zone russofone dove praticamente i bombardamenti diciamo fraterni stanno facendo piazza pulita di persone e cose. L’UE non è mai stata così compatta. Nella Nato entreranno Svezia, Finlandia e la stessa Ucraina.  L’alleato cinese, cui Putin aveva assicurato nel patto delle Olimpiadi una rapida e efficace conclusione di un piccolo problema locale, si ritrova suo malgrado sull’orlo di una guerra mondiale con forti connotazioni nucleari. Gli USA tornano leader del mondo libero. L’alleato più stretto del regime di Mosca, il regime iraniano, sta vivendo una crisi che porterà inevitabilmente in prospettiva o alla sua fine o alla fine del suo popolo. La GB ritrova uno spazio di manovra autonomo e credibile nella politica estera. I politici e i media occidentali a libro paga dei vari Razov sono sempre più in palese difficoltà, spesso ridotti a macchiette incredibili. Aleksej Navalnj è l’ombra ormai immortale che pesa su tutta la Russia, una Russia che ha paura ma che non vuole vivere di paura perenne. Insomma come bilancio, un anno dopo, non è male.

Lo snodo ora è uno solo, determinante, ovvero se la Cina assumerà concretamente un ruolo di mediazione internazionale o invece invierà armi a Mosca? Il bivio è un bivio letteralmente storico che può portare a scenari inimmaginabili per la specie umana anche solo un secolo fa.

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