Luca é uno dei pochissimi produttori televisivi che, oltre a una solida e antica professionalità, abbia anche una altrettanto solida coscienza. Ha sempre puntato sulle produzioni televisive di qualità il che già di per sé comporta una certa solitudine. C’è però un però e il però si chiama cibo. Di qualità e di quantità. Una volta e per capirsi, mi ha trascinato per ore nella notte delle Langhe per trovare una piccola trattoria che doveva assolutamente provare. Ovviamente guidavo io perché lui altrettanto ovviamente non ha la patente. In più vive a Bologna, il che dal punto di vista gastronomico é una aggravante della pena.
Pepino invece é bolognese doc e si occupa di alberghi da quando aveva quattordici anni e faceva il portiere di notte nel piccolo albergo di famiglia. Poi é andato avanti gestendo alberghi, costruendoli, formando personale e tutto quello che c’è dietro il complesso mondo alberghiero. Due amici che piacerebbero a Pupi Avati insomma.
Una sera di più di vent’anni fa, a Ferrara una nebbiosa sera d’inverno parlava Fernanda Pivano e parlava di beat generation. Erano anni che non ci vedevamo. L’ultima volta era stata nel residence di Trastevere, a due passi dalla Corsiniana, una lunga mattina di chiacchiere e affetto. Proposi a Luca e a Pepino di andare insieme a sentirla. Il secondo era interessato alla serata mentre il primo era interessato alla serata e alla salama da sugo, ordigno fino a quel momento a me fortunatamente sconosciuto, vista la complessità digestiva che inevitabilmente comporta.
Arrivammo dunque quella sera a Ferrara, dopo un viaggio dove non si vedeva nulla. Nebbia ovunque, fin quasi dentro la porta del locale dove Luca aveva prenotato. La scelta lo aveva coinvolto febbrilmente per un paio di giorni ma alla fine si dichiarava sicuro. Arrivammo e subito gli antipasti diedero un primo colpo a Pepino e al sottoscritto mentre Luca aveva messo la ridotta e era partito. Poi il primo che noi due passammo, sotto gli occhi stupiti di Luca che non ricordo più cosa prese. Poi arrivo la famosa salama, una bestia gigantesca che Luca si fini quasi da solo, nonostante Pepino e io facemmo la nostra sicuramente piccola ma sostanziosa parte. Non potemmo sfuggire alla zuppa inglese perché altrimenti si sarebbe offeso mortalmente. Uscimmo barcollando.
L’aria fredda aiutò ma fino a un certo punto. Anche Luca sembrava un po’ provato e questo sulle prime ci confortó molto. Arrivammo appena in tempo per salutare Fernanda che stava per cominciare a parlare. Ascoltavamo tutti con attenzione la storia della beat generation , raccontata di prima mano, ma dopo la prima mezzora Luca cominció a dare segni di insofferenza. Si agitava sulla sedia che peraltro lo conteneva per un terzo, viste le dimensioni legate al suo interesse primario. Pepino e io cominciammo a guardarci preoccupati. Luca aveva veramente esagerato a tavola e la cosa poteva non essere senza conseguenza.
Quando Fernanda fini, Luca schizzó fuori dalla sala mentre noi ci facemmo largo per salutarla. Dopo qualche minuto uscimmo anche noi alla ricerca del sofferente, sempre più preoccupati perché la sua uscita era stata veramente troppo rapida. Girammo fra la nebbia finché non lo vedemmo uscire da dietro un angolo con in mano una crepes. Aveva l’aria felice. “Come fanno qui a Ferrara la crepes alla Nutella, non ce n’è per nessuno. Un classico” e sorrise felice continuando a masticare. Roba da Pupi Avati, appunto.