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Logbook 105 – Fra donne, mare e poeti

Shelley era uno che amava le donne e quindi, conseguentemente, il pericolo, tanto da sfidare la sorte fino all’ultimo. Alla vicenda è peraltro dedicata una delle cento storie in “Di mare, barche e marinai”, quando si parla delle cosiddette superstizioni dei marinai. Una fra le più antiche e tradizionali, è infatti quella di non evocare, quando si è a bordo, qualsiasi elemento negativo o di natura tragica – nominarlo vuol dire chiamarselo addosso, per antichissima tradizione – e, visto che in questo momento sono in rada a Ilovik eviterei di fare qui degli esempi, tanto ci si capisce lo stesso. Se per esempio, uno dei tre grandi Capi del pianeta, per la sua non felicissima condizione meteo abituale, venne nominato dai primi navigatori in un certo modo, i marinai si rifiutarono sempre di nominarlo così finche quel nome non venne cambiato per diventare il più accettabile Capo di Buona Speranza che non sarà pure il massimo come ottimismo ma sempre meglio del precedente.

Tornando a Shelley, l’8 luglio del 1822 al largo di Livorno la sua goletta andò persa e il suo corpo dieci giorni dopo fu rinvenuto sulla spiaggia di Viareggio. Il fatto è che Shelley alla goletta aveva voluto dare il nome di uno dei personaggi più belli di WIlliam Shakespeare, un piccolo genio che serve il Duca di Milano Prospero in un capolavoro che preferirei evitare di nominare, anche se qui le previsioni sono buone ma domani tocca ripassare l’Adriatico. Non sarà stato per quello che a Livorno fu tragedia, però èer chi va per mare questo si chiama sfidare la sorte anche se sei un grandissimo poeta. Ci sono poi due aspetti romani che meritano attenzione. Il primo è la casa dove visse con Keats a Roma. Se si guarda la scalinata di Trinità dei Monti, nel palazzo a sinistra della scalinata, c’è ancora, trasformato in museo, l’appartamento in cui vissero e dove andò a abitare qualche decennio dopo Axel Munthe. Se poi aveste voglia di una buona lettura estiva, per inciso, prendete o riprendete la sua Storia di San Michele. Chiuso l’inciso, l’altro luogo di Shelley è il Cimitero degli Inglesi, uno dei più bei luoghi di Roma, dove è stato seppellito. La sua tomba è poco sopra una delle più belle tombe che io abbia mai visto, quella con l’angelo accasciato che piange la moglie del suo autore, lo scultore americano William Story.

Shelley è dunque l’occasione di una mostra a Lerici – dove è sindaco Leonardo Paoletti, uno dei più attivi e capaci fra gli amministratori che abbia mai incontrato – dal titolo “Donne d’Arte , non da parte” e conferma il rapporto forte che lega la poesia del Golfo (non a caso chiamato dei Poeti) con quella inglese. La mostra è al Castello di Lerici e ha sette artiste italiane e sette britanniche. Ha collaborato alla mostra la Lega Navale e la vicepresidente della Sezione di La Spezia, Roberta Talamone, ha evidenziato come questo evento si inserisca nella valenza sociale e ambientale dell’arte del Golfo dei Poeti. È una splendida occasione, nel caso, per una visita o un ritorno a Lerici cioè in uno dei più bei luoghi di mare d’Italia.

A proposito di Lega Navale e del Golfo dei Poeti, il Delegato regionale della Lega Navale per la Liguria è l’Ammiraglio Roberto Camerini che oltre a essere un caro e antico amico è marinaio (sommergibilista, cosa che indica molto più di quel che sembra) nell’anima. Lui ha comandato l’Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione a Palazzo Marina e ci siamo conosciuti lì in quel periodo. Ne è nata una amicizia e una lunga serie di attività, ultima delle quali un format tv, inventato insieme, sul mare raccontato dal cinema.

Ps. Da lunedì si va di rassegna stampa. Ci sentiamo, se volete, alle sette e mezza. Buona domenica a tutte e a tutti.

Su RTV San Marino Il mondo dei sommergibili attraverso le scene dei film
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