Logbook 39 – Dalle armi di Putin a quelle (fasulle) di D’Alema

Settimana di rassegna stampa che solo un mese fa non avrei neppure immaginato di dover fare. Chiuderla, venerdì mattina, con la minaccia che nella notte una centrale nucleare poteva essere saltata per aria, con un danno pari a dieci Chernobyl, francamente è molto al di sopra della fantasia di chiunque eppure è andata così. Leggere queste cose la mattina al microfono della più antica e storica rubrica radiofonica legata ai giornali italiani è stato piuttosto strano. Le informazioni di guerra, fra le pagine dei giornali, si accavallano, si confondono, si smentiscono a vicenda e occorre occhio, molto occhio, mentre i fogli di carta si mischiano come carte da gioco sul piccolo tavolo dei puffi dello studio 2, utilizzato prudentemente per via del Covid da Radio Radicale.

Serve tempo, occhio – e fortuna – anche perché certe notizie acquistano poi peso nella distanza e devi riuscire a intravederle quando sono ancora appena visibili. Ricordo perfettamente il piccolo trafiletto in basso a destra del Giornale di Montanelli che segnalava l’arresto dell’amministratore della Baggina Mario Chiesa. Era un lunedì – febbraio 1992 – e il lunedì la rassegna stampa toccava a me. Il Giornale era l’unico a riportarla e personalmente non sapevo neppure cosa fosse la Baggina eppure la segnalai. Era il buco nella diga e poco dopo da quel buco venne giù tutto con Tangentopoli. È stata la settimana che ha visto divampare la guerra ma che ha anche, nel suo piccolo, visto finire sotto i riflettori la strana vicenda, fra l’opaco e il grottesco, legata a Massimo D’Alema.

La storia è strana e confusa. Le registrazioni sono online e la voce di D’Alema è chiara. C’è stato, certo, qualche giornale, quanto meno ai piani alti, sentimentalmente sensibile alle ragioni dell’ex leader comunista, che ha trattato la cosa con delicatezze inconsuete. Altri che D’Alema lo vedono invece con il fumo negli occhi, si sono di contro scatenati. Vero è comunque che i fatti ci sono, al di là di simpatie o antipatie, e quindi alcune domande ci stanno. Sembra esserci in corso con la Colombia (non si capisce se all’insaputa di governo italiano e relativa Leonardo) una trattativa di armi con relativa provvigione di ottanta milioni di euro che D’Alema tratta al telefono – in perfetto italiano – con interlocutori che sembrano scappati da un serial tv. D’Alema ha subito dichiarato a chi gli chiedeva conto che per lui questo è un lavoro ma, al tempo stesso, ha contemporaneamente dichiarato, nella stessa intervista, che non avrebbe preso un euro della famosa provvigione da ottanta milioni e che considerava un dovere promuovere le aziende italiane. Il che non è chiaro almeno a noi comuni mortali che non abbiamo la leggendaria intelligenza di D’Alema. Se per te è lavoro, ti pagano ed è giusto che sia così. Se invece per te non è lavoro e quindi lo fai gratis, la cosa al limite rientra nel volontariato, almeno secondo logica e buon senso ma certo stona un po’ con i toni delle telefonate.

Altro aspetto: un uomo che fa politica da quando aveva letteralmente i calzoni corti – è facile ricordare la non bellissima peraltro storia del nano togliattiano (si veda Edmondo Berselli su Repubblica) – e che ha smesso di avere incarichi istituzionali nel 2013, con un CV al 99% politico, dopo una lunga e onorata carriera parlamentare, che è stato Ministro degli Esteri e Presidente del Consiglio, insomma uno così non sa che è molto meglio stare lontani dal mercato delle armi, dalla Colombia, dai faccendieri internazionali?

La storia si è svolta tutta in questa settimana di rassegna stampa e non è probabile che finisca nel nulla, visto che già sono partite le interrogazioni parlamentari (Maurizio Gasparri non è uno che molla l’osso con facilità) anche se a qualcuno – nelle redazioni e non solo – non dispiacerebbe cadesse sopra il tutto, tanto per restare in tema, una bella cortina fumogena. Forse o sicuramente non ci saranno risvolti giudiziari ma qualche elemento di stile – se non di etica – sembrerebbe essere saltato. Quanto conti il colore dei soldi non ci è dato di sapere ma si resta, come sugli alberi le solite foglie, in fiduciosa attesa.

Esclusivo audio di D’Alema: <<Possiamo avere un premio di 80 milioni>> – La Verità

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