Arriva la neve anche in porto. Le barche e i moli della darsena riminese sono diventati parecchio bianchi. Le barche non soffrono l’acqua – soprattutto se dolce – nè il freddo però meglio fare attenzione, in questi casi, soprattutto al motore e all’impianto elettrico. Quindi il motore acceso per una mezzoretta in folle è una mano santa e il forno acceso aiuta a scaldare l’ambiente Se poi il motore medesimo non si spegnesse premendo l’apposito pulsante – mi spiega un amico lontano, impegnato in complesse costruzioni di natura intima in ferro e cemento – vuol dire che si è bloccata la valvola del gasolio quindi meglio continuare a provare a agire senza eccessiva frenesia ma con armonica regolarità sul succitato pulsante. Lo dico perché meglio magari saperlo, hai visto mai, di questi tempi.
Faccio a bordo qualche lavoro di idraulica anche qui di natura intima, con le mani intorpidite dal gelo, mentre il motore gira, poi devo sospendere per chiarirmi meglio le idee su un circuito idraulico datato e misterioso. Non ho nè ho mai avuto molta manualità rispetto a queste cose, anche perché per buona parte della mia vita ho avuto la solida convinzione umanistica che le macchine rispondessero tutte a leggi oscure che si collocano fra Harry Potter e Paolo Fox. Lentamente, nel tempo e a fatica, ho poi scoperto con relativa sorpresa che comunque, se allenti una vite, non esplode il pianeta.
Appartengo insomma a quella antica tribù di gente maledetta, la tribù di quelli che sanno di non sapere, eterni tornitori di dubbi. L’importante in questi casi però è appunto chiedere – o meglio, sapere a chi chiedere – e quindi capire il da farsi. Dopo di che si incrociano le dita perché, al di là degli attrezzi giusti (la chiave n.13 per esempio, credo abbia una qualche sua natura nauticamente mistica) e checché se ne dica, a me pare serva sempre parecchia fortuna, quando si impugna un cacciavite, peraltro regolarmente spaccato quando ti serve a croce e viceversa.
Sapere a chi chiedere, certo. Ma qui si spalanca il grande dilemma del nostro tempo. Si stava meglio senza web, cellulari eccetera o adesso? Mistero puro, ma è anche vero che senza cellulare sentire, in caso di emergenza o anche solo di perplessità, qualcuno sarebbe complicato. Così, restiamo perplessi a chiederci ma come poi riuscivamo a vivere senza tutto ciò, una vita fa. In fondo non vivevamo neppure male, magari delegando meno alle macchine e applicandoci di più, per esempio e per restare in tema, sul carteggio nell’epoca pre-GPS. Non a caso l’anziano ammiraglio istriano che mi vendette la barca ormai vent’anni fa, alla mia imbarazzata contestazione che a bordo non c’era il GPS, mi guardò perplesso e mi fece notare, con una vena leggermente polemica, che non so se mi rendevo conto ma mi stava lasciando il suo compasso.

