Strana città. Ogni volta che ci torno la vedo sotto occhi diversi. Una ruga in più, un qualcosa che prima non c’era, negozi che si aprono e negozi che si chiudono, immondizia e sensi unici di nuova elaborazione. Non ho mai capito fino a che punto questa sia la mia città. Certo ci sono nato e certo non c’è un metro quadrato in cui non mi ricordi qualcosa ma è normale quando si comincia avere la mia età.
La maggiore novità forse è quella dei monopattini che sfrecciano in silenzio a velocità supersoniche. Vengono abbandonati dove capita – secondo l’antica e consolidata educazione romana – per la gioia di chi ha difficoltà a camminare, delle mamme coi passeggini, per non parlare di chi ha problemi di vista.
La straordinaria capacità romana di fregarsene degli altri, di considerare la furbizia come la indispensabile marcia in più nella vita, salta sempre e comunque fuori in ogni piccolo dettaglio. Roma recita se stessa all’infinito e non riesce a uscire dal pozzo in cui è sprofondata, inciampando anche nelle cose più semplici.
La settimana dunque romana o quasi visto che lunedì sera sono rientrato su Rimini per una serata fra amici al Club Nautico per parlare dell’ultimo libro, é volata via. Altra presentazione mercoledì a Roma nella sala amica della Fondazione Pannella dove parliamo del libro con un pubblico affettuoso che conosce bene molte delle storie raccontate.

Il presidente della Lega Navale, l’ammiraglio Donato Marzano nel suo intervento mi attribuisce un aggettivo che non conoscevo ma che mi piace molto. A bordo delle navi grigie, racconta infatti, ci sono i cosiddetti “spianatori”. Si tratta di marinai che quando il mare è grosso, se salgono in plancia, sembrano avere effetto sul mare che dopo un po’ si spiana. È una dote, spiega l’ammiraglio, che consente di non drammatizzare, di scegliere sempre il lato positivo delle cose e saperlo valorizzare. Il mare lo sente e si adegua. Per bieco interesse personale, mi piacerebbe avesse ragione.

Sono state in ogni modo giornate pesantemente segnate dalla tragedia di Cutro mentre di contro con Alessio Falconio, Andrea Cavalieri e gli altri ci impegniamo nella memoria di un’altra tragedia, per un 25 Aprile dedicato a chi ha frequentato suo malgrado, nell’inverno con cui iniziava il 1944, la Pensione Oltremare. Onorare la memoria di chi ha consentito che non vincesse l’orrore, é dovere per chi c’è ancora, anche perché ogni giorno quell’orrore può riaffacciarsi.

Oggi come oggi, quanti spianatori occorrerebbero?