E così, dove oggi c’è un pino non molto in salute, quasi di fronte al Teatro Argentina, il 15 marzo del 44 a.C. si chiudeva una storia e se ne apriva un’altra. Date a Cesare quel che è di Cesare, avrebbe avuto altro senso qualche decennio dopo ma in quel momento volle dire semplicemente ventitré pugnalate.Giorno particolare quel 15 marzo che con l’abito buono viene chiamato le Idi di Marzo, resta segnato da questo omicidio che segna poi tutto il resto.
Parlarne oggi ha senso? Forse sì. forse più che mai. La figura di Cesare sfuma in ombra ma resta il conflitto politico feroce e spietato. Restano guerre diverse dal De bello gallico, dove si combatte con la propaganda, con i soldi delle ambasciate rigorosamente in contanti, con le migrazioni pilotate, con le carceri piene e i tribunali corrotti o pavidi. Certo è roba che già c’era anche questa, nulla di nuovo ma fa specie ritrovare tutto come se non fossero passati ventuno secoli e non serve dire che magari al pugnale oggi si è affiancato il polonio perchè di veleni ce n’erano a iosa anche allora.
Luca Canali (che certamente di destra non era) racconta di Cesare e non è il solo. Lo descrive come uomo di potere, grande comandante di legioni, politico deciso, debitore impegnativo per i suoi creditori.
Ma Giulio Cesare è anche la assurda voce nasale di Marlon Brando che rigira magistralmente una frittata ormai apparentemente andata, con la regia di Shakespeare – grandissimo fra i grandissimi conoscitori di uomini – che ci mostra la folla in tutto il suo splendore di mostro.
Demagogia certo, finzione teatrale certo, però quella folla che in pochi attimi passa – per pancia e non per testa – da una posizione che poi è quella di Bruto e dei congiurati a quella esattamente opposta, raramente è stata raccontata così bene. Roba vecchia le idi di Marzo, vero?

C’e’ chi definisce Cesare un socialista, se si puo’ traslare la definizione di socialista in tempi in cui non esisteva ancora il socialismo. Altri lo definiscono populista – e questa definizione vale per tutti i tempi. Curioso, comunque, come dove ci sia populismo, o la sua ombra, ci siano complotti, trame, dispotismo e tradimenti. Forse Cesare era troppo grande per essere un populista. Ma quelli intorno a lui…. (e troverebbero un posto anche oggi, o forse gia’ ce l’hanno, insieme ai nuovi, tanti, Efialte di Trachis).