Logbook 250 – Tempo che i sogni umani

Torino è città che, se ci vivi anche solo un po’, ti resta dentro. Dalla cima del grattacielo Rai mano a mano che via Cernaia scompariva nel basso con i suoi rumori di traffico, apparivano prima la stazione di Porta Susa poi il Sestriere che chiudeva l’orizzonte. Lasciavi quegli anni e quell’ufficio bellissimo (forse il più bello mai avuto e sono stati tanti) più di dieci anni fa e la Rai poco dopo lasciò il grattacielo, ormai diventato troppo grande e troppo segnato dall’amianto.

Parti da Aosta sul presto, entri a Torino, passi da Piazza Statuto con relativa porta infera e lasci la macchina davanti all’Auditorium poi a piedi fino a Via Po, caffè da Fiorio con Eddy Ottoz che al cellulare ti cazzia perchè da Fiorio si deve prendere lo zabaglione migliore del mondo ma alla fine della telefonata sembra perdonarti l’omesso dovere. Esci e vai a sederti ai piedi di Carlo Alberto e compagnia (trattandosi di monumento piuttosto affollato). Aspetti seduto al sole, chiedendoti se sia casuale che il cavallo mostri le terga alla Biblioteca Nazionale, in attesa che arrivi Sergio Rovasio. Arriva con un amico giornalista e insieme si gira l’angolo per arrivare alla Luxemburg, dove parecchia gente è già lì per la presentazione del libro .

Molti di loro scopro che sono qui perchè ascoltano la rassegna stampa, altri sono amici che in qualche modo hanno saputo dell’appuntamento.  Il maledetto piccolo tavolo di RR – quello presumibilmente costruito con il legno dell’albero mangiaquiloni di Charlie Brown – è ormai sorprendentemente popolarissimo perchè lo citano in parecchi. Tonino che è l’anima della libreria dà il via e partiamo. Sergio non parla volentieri in pubblico anche se lo fa bene e poi parlo io. 

Fuori intanto il sole e la gente e tanta memoria. Proprio di fronte alla Luxemburg comprai una vita fa il mio coltello da barca, fedele e talvolta perplesso compagno di navigazione, alla storica coltelleria De Carlo mentre al Carignano invece organizzammo con Tiziana Nasi e Enzo Cucco uno spettacolo dedicato alla comunicazione sociale. E ancora i giorni delle Olimpiadi e le Paralimpiadi nel 2006 – soprattutto queste ultime che furono una feroce battaglia a Viale Mazzini dove in molti ai piani alti non ci credevano – oppure il Caval de Bronz, ormai quasi familiare testimone per un certo periodo, e Hermes a due passi, l’unico Hermes al mondo dove le classiche famosissime buste arancioni possono essere bianche perchè Torino non ama esibire. Con Paolo e Annalisa poi si va a pranzare da Mauro, a due passi da Via Verdi, dove il menu viene scritto da una vita ogni giorno rigorosamente a macchina (senza alcun dubbio Olivetti). Torino, anche qui. 

Recupero l’auto e riparto nel traffico, cercando di non perdere l’entrata autostradale per Milano mentre il navigatore cerca di dirottarmi su Piacenza. Ormai comunque si avvicina il momento in cui da Palazzo Madama al Valentino ardono l’Alpi fra le nubi accese… è questa l’ora antica torinese, è questa l’ora vera di Torino, città intimamente gozzanianamente crepuscolare (con i forse discutibili corsivi ma rigorosamente autorali).

La presentazione è disponibile sul sito di Radio Radicale: https://www.radioradicale.it/scheda/692253/presentazione-del-libro-di-carlo-romeo-burrasche

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