Logbook 236 – Roba di mare, nel caso

Partenza nella notte da Vasto. Il mare è ancora buono ma peggiorerà nel weekend quindi meglio fare presto. Il porto è piccolo ma funziona mentre la spiaggia di Punta Penna con cui confina a Nord è uno spettacolo di mare, sabbia e alberi. Quando si naviga da soli, l’organizzazione è fondamentale quindi la barca era già pronta dalla sera prima. Lasciata l’auto alla stazione di Pescara, con il treno da lì a Vasto è un momento. Una camminata a piedi dalla stazione poi carburante e tutto il resto in modo alle quattro del mattino da poter recuperare le cime d’ormeggio a doppino. Seguendo le luci verdi della doppia uscita dal porto, alzi gli occhi e vedi Orione alto sul fanale rosso di dritta e ti sembra un vecchio amico che ti dà il buon viaggio.

Il mare porta dritto di poppa, esattamente il contrario di quello che avevamo trovato con Mike, appena usciti dalla Baia delle Zagare e girato verso nord il Gargano. Mare forte e vento violento contro, qualche giorno prima, tanto da farci rifugiare, passate le Tremiti, a Vasto dove abbiamo lasciato la barca, causa incombente rassegna stampa romana.

In fondo e a proposito, se vai per mare il concetto di cattivo e di buono è legato alla tua direzione. Se il mare grosso lo hai di prua è l’inferno. La barca sbatte continuamente, se cerchi di tenere minimamente una rotta, procede lentissima e il vento dritto sul naso non aiuta le vele quindi motore. Se invece lo hai di poppa, tutto cambia. Il mare ti spinge veloce, la barca naviga senza agitarsi. Il caldo è forte perché il vento alle spalle non lo senti e si va solo con il genoa, magari la randa abbassata per non sventarlo oppure motore anche qui.

Nel pomeriggio il Conero si comincia a intravedere là in fondo e poi lentamente il gigante si avvicina. Le Due Sorelle e poi Portonovo con i suoi Travi a pelo d’acqua, veri e propri killer anche se il fatto che siano notissimi a chiunque navighi da quelle parti ha evitato molti incidenti. Arrivo che manca ancora qualcosa al crepuscolo, giusto il tempo di dare ancora con sicurezza e non come lo scorso anno nella penombra notturna di una notte senza luna. La lunga baia è splendida e stracolma di barche. Sai già che se ne andranno appena fa buio e pregusti una sana dormita in pozzetto, cuscino coperta (e autan, che è meglio). Il motoscafone che hai vicino, ormeggiato anche lui verso il nord della baia, ha luci accese dai colori più diversi. Quando arrivo uno degli occupanti – le cui gambe esibiscono non è chiaro se una serie di complessi tatuaggi o un caso estremo di vene varicose – cerca di dimostrare la sua esistenza agli altri presenti con una rumorosissima moto d’acqua. Al tramonto si va di disco, ovviamente a palla. Altrettanto ovviamente il tum tum di questa musica si confonde con il tum tum delle due discoteche sulla spiaggia mentre ti sorprendi a vagheggiare un Arcangelo Corelli sparato anche lui a palla da un impianto di pari potenza che effetti potrebbe comportare fra gli astanti.

Il motoscafone vanziniano va via in un tripudio di luci blu verdi rosse viola gialle, fra un tum tum e l’altro, appena si fa buio, anche se restano le due discoteche spiaggiate. Se però hai una lunga e a momenti complessa navigazione giornaliera alle spalle – oltre alla ragionevole sicurezza che il tempo durante la notte sarà buono e che quaranta metri di catena all’ancora sono una scelta più che abbondante rispetto alle regole – il sonno non te lo leva nessuno. C’è da dire che anche i tappi per le orecchie, sempre in dotazione nella cabina di prua per antiche simili esperienze tirreniche, danno il loro contributo.

In barca si dorme sodo ma curiosamente qualsiasi cambiamento o movimento lo si avverte subito. Saranno le due quando un flash arriva improvviso al cervello, ti sveglia e ti accorgi che sulla spiaggia e su tutto il Conero è tornato il suo naturale silenzio. Ti riaddormenti vedendo che, come previsto, il vento è calato, il mare sembra una tavola e che siete rimaste solo tre barche all’ancora, a giudicare dalle luci di fonda.

Mattina all’alba e si passa in pochi istanti dal sonno in acqua e l’acqua è calda per il caldo di questi giorni. Il bagno della mattina quando ancora nessuno è arrivato è qualcosa che merita. Di nuovo a bordo poi dopo avere acceso il motore, si va a prua a recuperare l’ancora, meglio se con le scarpe. Tutto bene salvo alla fine – new entry, di stagione – gli ultimi anelli della catena girano male e l’ancora viene su con l’aiuto delle braccia. Segni mentalmente che devi tagliarli e comincia la lista dei lavori da fare quest’anno. II motore ronza bene così si supera il Conero che con il Gargano a sud e San Bartolo a nord, rappresenta i tre unici capi su tutta la costa dell’Adriatico occidentale, mentre sai che in fondo da qualche parte apparirà il grattacielo di Rimini poi la ruota panoramica e l’ormeggio.

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