La storia dalla leggenda è scivolata nella cronaca e ora sulle riviste scientifiche. Perché esiste veramente una nuova gigantesca isola nel Pacifico, grande quanto la Penisola Iberica. Solo che quest’isola è di plastica, meglio di rifiuti di plastica. Si chiama Great Pacific Garbage Patch e ormai è ben conosciuta. Inquietante anche se le ultime notizie scientifiche dicono che sta facendo da habitat a nuove specie. Non è difficile trovare ormai su di lei dati, immagini, analisi. Esiste a tutti gli effetti, sia in oceano che nel nostro quotidiano. Nulla di nuovo peraltro così come continua a mancare una politica del mare – o dei mari, se si preferisce – cioè del cuore pulsante della Terra, senza il quale la vita si spegne molto rapidamente su tutto il pianeta.

Nel nostro piccolo, l’Italia, che è praticamente un molo nel Mediterraneo, ha fatto e fa il suo. Da Venezia a Bagnoli, da Porto Scuso a Augusta – cioè dove il mare era paradiso naturale e cultura antichissima – sono stati inseriti insediamenti industriali che ne hanno violentato la natura. Con ottomila chilometri di coste nazionali che potrebbero e dovrebbero dare un numero infinito di posti di lavoro, sono stati chiusi gli istituti nautici, preziosa formazione per la gente di mare, e se non fosse per la neppure decenne ma ormai solida Accademia della Marina Mercantile sarebbe impossibile avere ufficiali italiani su navi italiane. Un Ministero del Mare, che in nessun posto come in questo Paese avrebbe ragione di esistere, viene trattato come una divertente barzelletta, oggi dove il Mediterraneo è diventato il centro della politica internazionale.

Il mare e con il mare vengono in mente l’impegno e le opere di un grandissimo marinaio come Jacques-Yves Cousteau. Una vita incredibile che traspare dal famosissimo profilo – che ricorda un po’ il Savonarola – con cui lo raccontò il più grande fotografo ritrattista del secolo scorso, Yousuf Karsh. Fu ufficiale della Marina francese, agente dei Servizi durante la Seconda Guerra Mondiale, nel corso della quale trova con Emile Gagnan per la prima volta un sistema meccanico per andare sottacqua, sistema che è ormai unico avo di tutti i sistemi che utilizzano i sub in ogni mare. Poi Cousteau diventa regista, produttore, vincitore di un Oscar con un documentario ormai leggendario. Molti decenni fa aveva capito bene e lo diceva che “non è l’uomo che deve battersi contro una natura ostile, è la natura indifesa che da generazioni è vittima dell’umanità”. Lo sosteneva quando dirlo sembrava follia snob, quando era impensabile l’esistenza della GPGP, la mostruosa isola di plastica che oggi – anche grazie a chi non l’ha ascoltato o non ha capito quel che lui e altri dicevano – è realtà.