CIMIC è una sigla relativamente nuova che in realtà definisce una attività antica, legata alla cooperazione civile – militare nei teatri di crisi e non solo. Lo scopo principale della Cooperazione Civile – Militare fuori dal territorio nazionale (Civil Military Co-operation – CIMIC), recitano i manuali, è quello di contribuire al raggiungimento degli obiettivi civili in tutti i campi (giustizia, cultura, economia, sociale, comunicazione, sicurezza, ecc.) al fine di favorire la ricostruzione del tessuto socio-economico nell’area di crisi. Vuole dire in sintesi lavorare fianco a fianco, integrando competenze e responsabilità. Non è un lavoro da poco e non raramente piuttosto scomodo che può operare in contesti diversi.
La settimana scorsa, nella Biblioteca di Palazzo Marina sul lungotevere romano, il Capo di Stato Maggiore della Marina, l’Ammiraglio Enrico Credendino, ha consegnato i diplomi ai consiglieri scientifici, che rientrano appunto in un contesto particolare di collaborazione fra personale militare e personale civile. La cornice della consegna era peraltro realmente splendida perché la biblioteca di Palazzo Marina é una delle più belle esistenti in Italia – quindi nel mondo – progettata dal nipote di Valadier, il geniale architetto Giulio Magni. Legni pregiati, ferro, carte nautiche di ogni epoca e oltre cinquantamila libri di mare e di navigazione.
Il Consiglio Scientifico della Marina è composto da dodici membri con funzioni di supporto, consulenza e nel caso di interazione attiva con la Forza Armata. Formato da eccellenze nella loro professione, medici, ingegneri, esperti di sicurezza e prevenzione come Michele Lepore, storici del mare e esperti di media e di comunicazione.
Così, quando la speaker della cerimonia ti chiama e il Capo ti consegna il diploma, si fa vivo improvvisamente il senso particolare che dà il riconoscimento di un impegno antico. Farah dove San Marco teneva uno dei fronti afgani più difficili, Bala Murghab e la sua vecchia fabbrica bombardata, dove dormivamo nelle tende e che aveva i muri interni tutti segnati dai colpi di mitragliatrice. Ma anche il Kosovo, il Libano, il Darfur – dove in quel caso, per la cronaca, l’attività era con altri straordinari professionisti, Nono Col Moschin – le navi grigie e tanti volti, tante storie in progetti difficili, alcune volte tanto impossibili da diventare possibili e riusciti, difficili persino da raccontare. Si lavorava fianco a fianco, h24, ognuno impegnato in quello che poteva e doveva fare, in quella che era la sua specifica responsabilità, ma sempre insieme. Così in quei pochi passi, nel salone della Biblioteca, per arrivare dal Capo che ha il tuo diploma in mano, ti tornano in mente tutti quei volti e quei momenti, come in un film acceleratissimo. Oltre alle attività nei vari teatri, ci sono anche i vari corsi OMLT , CASD e ISSMI. Anni e anni trascorsi a sottolineare in quei corsi come i media siano a tutti gli effetti un sistema d’arma e la guerra ucraina ne é oggi purtroppo massimo esempio palese. Ci sono poi le oltre quattromilacinquecento miglia di navigazione sulla nave più bella del mondo raccontate con gli occhi dell’equipaggio, occasione anche per fare formazione su media e comunicazione ai giovani allievi, Triarii, Dunatos, Akraton e Spartani che fossero.
Tornano in mente tante persone straordinarie con cui lavorare a progetti e attività, ognuno con le proprie diversità e responsabilità. Insieme sempre e comunque, perché quelli sono contesti in cui i solisti difficilmente hanno futuro e dove peraltro la sacra antichissima regola dell’insieme si parte, insieme e a qualsiasi costo si torna, vale per tutti.


Congratulazioni Carlo!