Logbook 78 – Ranieri, Mourinho o del bivio personale

Inciampo sul web in una scena diventata virale. Premessa necessaria è che chi scrive non ama particolarmente il calcio, anzi. Ogni tanto però succede qualcosa di imprevisto e imprevedibile che colpisce e resta. Poi, ormai, il calcio è diventato il linguaggio universale quindi può avere vari utilizzi, compreso quello esistenziale. 

Semifinale di non so cosa dunque della Roma contro il Leicester all’Olimpico. A un certo punto, durante il gioco, le telecamere inquadrano il primissimo piano di Claudio Ranieri e l’intero stadio – italiani e inglesi – si alza in piedi in una lunga spontanea ovazione che alla fine commuove il coach romano. Una bella immagine di quella umanità che raramente il calcio sembra manifestare, drogato di soldi, di immagine e di tifoserie inesorabili vittime e portatrici di odio (l’odio è roba da stronzi, ripeteva non a caso Marco).

Ranieri e il Leicester – come ormai noto anche a chi non distingue un pallone di calcio da una forma di caciocavallo – sono diventati vera e universale leggenda a tutti gli effetti. Un campionato vinto nel 2016 contro ogni remota ipotesi, in una irripetibile avventura che resta nella memoria dello sport internazionale e non solo di quello. Non ha vinto molto altro Ranieri ma ha una sua storia professionale e umana – il che non è meno importante – sicuramente di primo piano.

Così nasce, da quei pochi secondi commossi, uno spunto di riflessione condivisibile con chi sta leggendo, dove il calcio alla fin fine c’entra poco ma c’entra invece – e parecchio – come ognuno di noi intenda la propria vita. A bordo campo c’era Josè Mourinho, protagonista peraltro dell’ultimo bellissimo libro di Giancarlo Dotto. Mourinho ha vinto tutto – trofei ovunque e comunque – e di fatto è leggenda anche lui ma la sua leggenda è diversa anche se egualmente meritata. Ci si può quindi chiedere legittimamente quale destino sia personalmente preferibile, lasciando da parte ovviamente argomenti volgari come la vile pecunia che con le leggende c’entra sempre poco? Una grande leggenda insomma che si concentra su un unico indimenticabile capolavoro o invece quella costruita nella quantità, oltre che nella qualità, e nel tempo? Ranieri o Mourinho, se si potesse scegliere la propria vita? Normalità nella straordinarietà o straordinarietà nella normalità, in pericolosa sintesi?

Si tratta di un bivio con due strade diverse e non esiste, sia chiaro, quella migliore perché quella migliore dipende da noi. Non si possono percorrere entrambe e difficilmente si ricongiungeranno perché sono necessariamente alternative e il bivio non si ricongiunge ma semmai allontana le sue strade. Torna alla mente la strada mancata di Robert Frost – un classico per chi ci è passato – e le sue two roads diverged in a wood…. e lui che prese quella meno battuta, così questo fece tutta la differenza. 

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