Logbook 82 – La catena di Putin

Dunque. Partiamo dall’ultimo anello della catena.

L’Ucraina vince l’Eurovision 2022. L’anno prossimo Zelensky annuncia che si farà tutto il possibile per tenerla a Mariupol, con quel che comporta. Se non fosse tragica la scena, sarebbero da vedere i funzionari EBU che a Mariupol cercano un auditorium per ventimila persone e una decina di alberghi internazionali. L’organizzazione dell’ESC successivo riparte già a giugno.

Duecento milioni di spettatori europei sono determinanti con il televoto ed esultano insieme alla band ucraina. Slava Ukraini è lo slogan ESC 2022.

I morti russi – nella guerra che in Russia non si può chiamare guerra ma che uccide lo stesso – sarebbero ormai diverse decine di migliaia. 

Il fronte russo non avanza ma semmai sta arretrando.

L’esercito russo di contro sta bruciando le sue risorse – umane e di mezzi – e rischia di sfilare alla parata del prossimo 9 maggio con i soldati armati di fionde, pietre e qualche clava.

Gli oligarchi – i milionari di regime e anima d’acciaio della Russia degli ultimi trent’anni – si ritrovano improvvisamente con beni e conti bloccati in tutto quel mondo dove è piacevole spenderli. 

Si parla ormai apertamente di macelleria russa nei confronti dei civili nei territori occupati mentre anche il Tribunale dell’Aia – con la consueta discrezione – comincia a muoversi. 

La Russia é stata isolata nello sport, nella cultura, nel turismo, scivolando inesorabilmente verso la lista degli Stati Canaglia.

I Servizi russi – che avrebbero dovuto essere il top – si sono rivelati incapaci persino di prevedere la reazione degli ucraini sul proprio territorio.

La balla dell’Ucraina nazista si è rivelata per quello che è. Una debole manovra psyops russa infondata e infondabile. Qualcuno si era forse dimenticato di dire a Putin che la figura e la storia di Zelensky era piuttosto difficile contribuissero a rendere credibile la balla.

L’Unione Europea si é compattata per la prima volta e imprevedibilmente, facendo scelte di altissimo livello politico e avviando un processo che porterà auspicabilmente agli Stati Uniti d’Europa, il sogno di Altiero Spinelli. 

Paesi come la Finlandia, la Svezia e la Svizzera che per cinquant’anni si erano tenuti fuori dalla Nato –  ipotesi da sempre considerata da Mosca impraticabile – in tre mesi hanno preso coraggio, grazie all’invasione dell’Ucraina, e cambiato idea, tempestando di colpi la porta del Patto Atlantico a Bruxelles perché li faccia entrare. magari subito, meglio anche prima.

La paura putiniana di avere la Nato dal Nord al Sud del confine occidentale russo,  che corre in una unica linea, ormai è più che probabile si realizzi. 

In Cecenia e Georgia la brace potrebbe riprendere fuoco. Vendetta è parola familiare per entrambe quelle popolazioni che hanno la memoria lunga e le ferite recenti ancora aperte.

Servi fidati come Lukashenko e amici discreti come Orban sono in difficoltà nell’appoggiare il loro capo e amico in questa invasione.

Le opposizioni in Russia – quel che resta di loro – improvvisamente rialzano la testa, costi quel che costi.

L’enorme flusso di danaro che Mosca aveva investito e investe in tutti questi anni nell’Europa occidentale, nella politica e nella comunicazione, per promuovere il regime russo sembrano essere stati soldi sprecati se non, al momento, per movimentare un po’ – e peraltro squallidamente – i teatrini TV nostrani con i loro pupazzoni e pupazzetti nonché qualche giornale morbosamente e utilmente affascinato dai poteri forti e disinibiti.

I politici occidentali di riferimento putiniano annaspano pesantemente, tentando acrobazie ridicole, o affogano come in Francia.

Biden ha riportato gli Usa al centro della politica internazionale. 

Xi Jinping che aveva creduto alle balle raccontategli da Putin e aveva tollerato l’avventura ucraina, si ritrova con un congresso del partito in autunno in cui la fronda interna, già molto forte, gli chiederà conto del suo fiancheggiamento nell’invasione ucraina, oltre che della folle gestione del Covid a Shanghai e non solo a Shanghai.

Non male in soli tre mesi. 

Congratulations, President Putin. You did a good job, a very good job. 

Una opinione su "Logbook 82 – La catena di Putin"

  1. Se e’ vera la notizia che sta girando sulla sua malattia terminale, Putin e’ un ottuso “deathmonger” che sta trascinando molte decine di migliaia di persone con se – i suoi orchi per primi. Se non e’ vera, Putin resta comunque un ottuso “deathmonger” che sta massacrando decine di migliaia di persone. Non ha nemmeno il genio paranoide di Hitler, per ci ho sempre raccomandato di non fissarsi sul paragone con lui. Putin e’ piu’ un capo camorrista (poiche’ non possiede nemmeno l’acume criminale della mafia) e nemmeno di quelli furbi. E, sicuro, strategicamente, che stia morendo o no, e’ un disastro che passera’ alla storia.

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