Sono molto affezionato al Premio Cerruglio, nato nel 2011 grazie alle idee e all’impegno dell’avvocato Gabriele Focosi, presidente della sezione UNUCI di Lucca con tutti i suoi membri, e del generale Valter Cassar. Ormai sono passati oltre dieci anni e il Premio, sempre fra mille problematiche e difficoltà, è riuscito a andare avanti. Valter Cassar è un caro amico con cui abbiamo lavorato a lungo insieme, quando lui era all’Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione dello Stato Maggiore Difesa mentre io ero in Direzione Generale della Rai. Furono anni di lavoro complessi e difficili – Darfur, Bosnia, Libano, Kosovo, Afghanistan – ma anche molto belli. Con noi c’era il generale Massimo Fogari, il miglior PIO che io abbia mai incontrato, alla pari forse con il capitano Corrado Cantatore che però faceva in realtà un altro mestiere quindi il paragone, alla resa dei conti, scricchiola un po’.
Tornando al Cerruglio, trattandosi di un premio dedicato a libri che abbiano come oggetto la difesa e la sicurezza, con i tempi che corrono è quanto mai attuale e questi anni gli hanno dato lustro e ragione. Da qualche anno si tiene a Montecatini, nelle Terme Tettuccio, un vero e proprio tempio dell’Art Nouveau. Praticamente una immersione in un liberty italiano, splendido e sereno, che ospita per un sabato di tarda primavera o di inizio estate decine di invitati che arrivano da tutta Italia. È ormai la dodicesima edizione di un premio che ha sempre mantenuto un livello altissimo sia fra i giurati che fra i premiati. Ormai è un punto di riferimento sia per le grandi case editrici sia per le cosiddette minori che hanno, una volta tanto, occasione di giocarsi la partita alla pari.
Il segreto del Premio, patrocinato dal Comune di Montecatini, è proprio quello di avere individuato un settore di nicchia – anche se è una nicchia da non sottovalutare – come quello della difesa e della sicurezza e averlo garantito nel corso degli anni. Basta scorrere nel sito del premio, i nomi e i titoli che hanno accompagnato questi dodici anni per avere una idea più netta del contesto in cui si colloca. Oggi il Premio vuole dire immagine, prestigio e – perchè no – diverse copie in più.
Intorno e nel contesto del Premio Cerruglio nascono altri premi paralleli che costituiscono ormai un piccolo arcipelago di settore. Ultimo nato che partirà il prossimo anno è il Premio Militaly, dedicato a un reparto delle FA italiane che si sia distino nel corso dell’anno precedente, e che ha vissuto in questa edizione una sorta di numero zero. Il premio 2022 è dunque andato al XVI Stormo dell’Aeronautica Militare per l’impegno nella evacuazione dei civili dall’Afghanistan lo scorso anno e lo ha ritirato il suo comandante il Col. Donato Barnaba dalle mani del sottoscritto, il quale si sentiva vagamente fuori ruolo, visto che seduto accanto a lui c’era un amico (cui peraltro aveva passato quest’anno il testimone di presidente del Cerruglio) ma soprattutto un mito per i piloti italiani come Enzo Camporini.
Dalle nove del mattino fino all’ora di pranzo di sabato eravamo stati impegnati, nella splendida sala del Tettuccio realizzata da Paolo Portoghesi – una foresta di alberi che si integra perfettamente con i capolavori liberty delle Terme – in un corso di aggiornamento per i giornalisti toscani accorsi numerosi, anche per i crediti annuali richiesti dall’ Ordine dei Giornalisti (il che ci sta), ma rimasti attenti e lucidi per tutte le quattro ore (il che è meno scontato). Con Carlotta Ricci, Clara Sampietro e la loro esperienza di inviate in zone di guerra e con Stefano Cosci che ha dato invece la sua testimonianza di ufficiale dell’Aeronautica che si è occupato di comunicazione e di PI, abbiamo raccontato i vari punti di vista e le testimonianze di ognuno. Da Firenze è poi arrivato il generale Camporini e sono stati approfonditi ulteriormente gli attuali scenari di crisi.
Il XII Premio Cerruglio lo ha vinto sabato Anna Zafesova, una delle firme più importanti legate alla Russia e a Putin, con un libro dedicato proprio al rapporto fra lo Zar e il suo fantasma personale, Aleksej Naval’nyj. La Zafesova che scrive su La Stampa e il Foglio ha ricostruito nel suo libro, edito da Paesi Edizioni, una storia che ha dell’incredibile e che prende pagina dopo pagina. Di Naval’nyj, il più famoso prigioniero politico che sia in carcere in questo momento, si rischiano di perdere le tracce. Quei giornali che per un verso o per l’altro subiscono il fascino discreto dello Zar evitano con cura l’argomento ma un movimento che da diversi anni ormai in Russia è l’unico riferimento di opposizione non è facile silenziarlo. Naval’nyj e i suoi sono convinti che Putin cadrà solo quando il popolo russo prenderà coraggio, non credendo in oscure manovre di palazzo che sembrano impossibili anche solo a immaginarle. Sarà così? Vedremo in fiduciosa attesa ma intanto la lettura del libro di Anna Zafesova – con la sua copertina dominata dalla papera di gomma gialla, arma pericolosissima oggi in Russia – è fortemente consigliata.







