Logbook 102 – Riservato ai ponti

Sicuramente Charles M. (che poi sta per Monroe) Schulz è un genio. Infatti il tempo – come per tutte le cose prodotte dal genio – si ferma con lui e leggerlo oggi è come leggerlo decenni fa, perchè si parla di noi, di come siamo fatti realmente, al di là degli orpelli tecnologici o estetici che sostituiamo ciclicamente.

Era un genio per tante ragioni ma soprattutto perchè le sue capacità di sintesi erano straordinarie. L’ultima delle quattro o delle sei vignette rappresentava regolarmente un poster, una sentenza, una fotografia di un mondo che esiste da sempre e che esisterà sempre. La sua sintesi rendeva il consumo delle vignette frenetico ma qualcosa restava sempre e era qualcosa che ti divertiva ma che ti faceva anche pensare e che poi cresceva con te.

I suoi personaggi sono chiari e definiti ma il più geniale di tutti – non a caso era quello in cui Schulz più si riconosceva – era Snoopy e lo era per tante ragioni. Il diverso che poi tanto diverso non è. La fantasia come fuga dalla realtà, confusa con un sano a volte cinico realismo. I suoi personaggi che lo rendono sempre uguale a se stesso – e a tutti noi – dallo studente biasanott al pilota al giocatore di hockey, dal pattinatore al campione di baseball allo scout, Snoopy è un universo in cui ci si perde e ci si ritrova.

Forse è proprio lo scout quello in cui il bracchetto riesce a dare il meglio di sè. C’è una sua storia che amo molto e che, se sei un ponte o se ti capita di farlo, ti aiuta molto a capire le cose, a dare loro un senso anche se apparentemente il senso non c’è. Snoopy e i suoi amici sono ancora lì, grazie a Dio, per tutti quelli che c’erano e per quelli che ci saranno.

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