Logbook 145 – Per un pugno di rubli

Facile prevedere che qualcosa salterà fuori, a meno che non sia già saltato. Il Copasir si riunisce per sapere se e come ci sono state ingerenze del Kgb, in arte Putin, su politici e media italiani. Il coro di stupiti e indignati ha fatto sorridere chi osserva con attenzione certi fenomeni filoputiniani degli ultimi dieci anni. D’altronde la questione è antica, dallo scandalo Profumo in poi. Il Kgb ha sempre saputo cogliere la mela occidentale pronta a marcire, se non già puteolente, su cui operare.

È evidente che se corruzione c’è stata anche in Italia, questa è stata gestita dal più grande corruttore occidentale degli ultimi settant’anni, il succitato KGB che fra soldi, foto, minacce e non pochi omicidi ha la capacità di trovare sempre una soluzione al problema che si è posto, di colpire sempre il target cui mira. Difficile ovviamente però che salti fuori un bonifico firmato Putin o una relativa ricevuta firmata con tanto di avvallo del tesoriere del partito. I giri sono stati molto più complessi, nel caso.

Da quando infatti esiste la tracciabilità del danaro – cioè non a caso da dopo le Due Torri – la corruzione internazionale ha cambiato vesti e percorsi ma è sempre lì a muoversi, colpendo dove trova debolezze o appetiti. I sistemi sono cambiati ma esistono ancora – eccome se esistono – ma anzi si sono raffinati ulteriormente. Per questo occorrono sistemi di indagine all’avanguardia, altrettanto raffinati ma, se ciò è avvenuto, l’Italia ha tutti gli strumenti e le alleanze per fare chiarezza. 

Occorre fare rete fra le varie specificità attive come Gdf, CC, Servizi, centri di controllo e Authority. che se sanno di avere le spalle coperte dalla politica sanno come muoversi per portare a casa tutti i risultati necessari e i relativi riscontri. Fare rete è determinante in questi casi e il coordinamento non può non essere direttamente a Palazzo Chigi. La tempistica è quella che è ma non stupisce. Resta una realtà che vede all’interno del Parlamento schieramenti palesemente putiniani mentre fra i media – anche fra i più “quotati” – la singolare strabordante presenza nelle scalette dei programmi – che peraltro sanno di precotto e predigerito – di voci che non stonerebbero nelle tv russe di regime, se nelle tv russe non si stesse cominciando a intuire qualche crepa.

Di una cosa possiamo essere certi. La verità verrà fuori. Speriamo solo di essere ancora vivi quando accadrà ma accadrà.

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