È forse il più bel giallo che mi sia capitato di leggere da parecchi anni. Solo che il libro di cui parliamo, scritto da Pierangelo Maurizio, non è un giallo.
Quasi quattrocento morti. Nazisti vittime di un attentato che però non sono nazisti ma soldati altoatesini, trattati dai tedeschi come non tedeschi e forse mandati scientemente al macello, visto che di tedeschi e di nazisti non ne muore nessuno. Un attentato proibito dal CLN perché gli americani erano a Anzio e si dovevano evitare massacri inutili fra la popolazione. Morti civili che non si sa quanti sono e se ci sono, che scompaiono e riappaiono lungo cinquanta anni. Una delle vittime che è un capo partigiano non gappista, ucciso dalla bomba, di cui non si parla mai e non si sa perché sia lì. Un bambino che c’è ma forse non c’è ma la foto dice che c’è e allora è falsa, dice il Tribunale, ma falsa sembra proprio non sia. I vertici del Partito d’Azione con in capo Pilo Albertelli. La solida componente militare e monarchica della Resistenza guidata dal Colonnello Montezemolo, interlocutore principale fino ad allora degli alleati. I socialisti, quelli meno in linea con i gappisti, i comunisti alternativi di Bandiera Rossa, vera e propria spina nel fianco del PCI e radicatissima nei quartieri più poveri. I gappisti in realtà alle Fosse Ardeatine sono solo cinque e sono fra i militanti più critici alla linea del Partito, arrestati peraltro poco prima dell’attentato con delle delazioni. E poi gli ebrei romani rastrellati per strada. Scompaiono tutti nelle Fosse Ardeatine mentre i capi gappisti a Regina Coeli finiscono la notte prima dell’eccidio alle Fosse Ardeatine nell’infermeria del carcere, senza finire nella famigerata lista.
Non è finita. Un direttore di Regina Coeli che curiosamente viene definito da tutti un sincero democratico – uno che fa fuggire Pertini e Saragat dal carcere romano – ma che viene linciato da una folla apparentemente organizzata mentre si reca a testimoniare al Processo Caruso. I testimoni di quell’attentato e di quella lista delle vittime da uccidere barbaramente nelle cave spariscono subito.
Il questore Caruso e Pietro Koch – il capo della banda Koch – specializzato nella caccia agli azionisti – con processi e condanne velocissime, Carretta con un linciaggio che sembra avere una precisa regia. E poi una magistratura fascista ma già ex – vista l’aria e i rumori che arrivano da Anzio – che deve riaccreditarsi, servizi segreti ovunque, cambi di casacca rapidi o ancora figure centrali nella vicenda come il commissario Alianello – l’unico italiano presente alle Fosse Ardeatine e uomo di fiducia del colonnello Kappler – che viene promosso alla fine della guerra per poi finire persino prefetto negli anni ’60.
Misteri ce ne sono tantissimi e l’unico che ha avuto il coraggio di proporre una tesi alternativa con quasi quarant’anni di studi documentatissimi è Pierangelo Maurizio. Pierangelo è un giornalista che conosce il suo mestiere. Per essersi occupato di questa storia ha subito di tutto e il libro che si trova on line lo ha dovuto stampare a spese sue perché Via Rasella, le Fosse Ardeatine, il linciaggio di Donato Carretta, quel 1944 romano orrendo sotto molti punti di vista, sono tutti temi pericolosissimi da trattare, se vuoi approfondire i tanti interrogativi che ci sono. La polemica una volta si liquidava a sinistra con la formula “provocazioni fasciste” anche se molto spesso non si trattava di provocazioni e men che meno fasciste ma solo di feroci tabù di un anno tragico, quell’orribile anno, da cui forse nacque proprio a Roma – e proprio per quella vicenda, se realmente alle spalle ci fu una regia – una guerra civile.
Nel 2017 Pierangelo Maurizio ha pubblicato l’ultima edizione con ulteriori documenti che consolidano la sua tesi così il mistero di Via Rasella continua, anche se ormai non c’è più nessuno dei protagonisti e dei testimoni. Quell’Italia lì purtroppo però c’è ancora. Fino a quando durerà il mistero di Via Rasella?
Il libro è: Pierangelo Maurizio, “Via Rasella. Settant’anni di menzogne”, Maurizio Edizioni 2017. Dagli archivi americani, inglesi e ex sovietici potrebbero venir finalmente fuori quei documenti mai visti e ormai ingialliti, che sicuramente sono ben conservati e che farebbero finalmente chiarezza su una delle fondamenta più opache di questa Repubblica.
