Logbook 175 – Il mare di Diomede

Via Panisperna sale e scende verso Santa Maria Maggiore. Strada storica segna con il suo nome un gruppo di ragazzi che poi tanto ragazzi non erano mentre del più particolare di loro, Ettore Maiorana, non resta traccia se non il bellissimo libro di Sciascia.

Libri e a Via Panisperna di libreria ce ne é una non grande (a che servono le librerie enormi dove regolarmente non trovi quello che cerchi mentre affoghi fra montagne di titoli per te superflui?). É una libreria gestita con attenzione dai suoi librai e magicamente saltano fuori regolarmente i testi che cerchi.

É anche occasione di due chiacchiere serie con gente che vende i libri perché li legge e può dare suggerimenti preziosi in tempi come questi, dove é saltato il parametro che per un libro scritto ce ne devono essere almeno cinquemila letti in precedenza dal medesimo autore.

Cerco e trovo, grazie al libraio, un libro sull’Adriatico di un giornalista americano (che di quel mare, muro e passaggio fra Occidente e Oriente) ha fatto un interessante racconto. Robert D. Kaplan. Ricorda fra l’altro che “l’Adriatico sta per essere collegato al Mar Cinese meridionale e a l’Oceano Indiano, elementi centrali di un commercio globale che si sta rapidamente sviluppando da Hong Kong a Trieste attraverso Hambantota, Gwadar e altri porti dell’Oceano Indiano”.

Mi chiedo questo mare che conosco ormai abbastanza cosa potrà mai diventare, basso e pescoso com’è,  visto che nei punti più profondi della sua parte settentrionale sta intorno ai cinquanta metri di profondità. Il Ferian, nato tirrenico, ha settanta metri di catena per capirsi. Questo é considerato spesso uno spreco dai vecchi adriatici che però ammettono anche che tutta quell’ancora in Croazia può fare comodo. Il mare di Diomede diventerebbe crocevia internazionale importante per i trasporti ma resta pur sempre quasi un lago chiuso da canale di Otranto a SE. Meglio toccare legno.

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