Logbook 184 – Auto d’epoca

Porto la macchina a fare il tagliando e la ritiro in giornata. Di per sé non sarebbe una grande notizia se non per il fatto che la macchina va bene ed è a posto. Sarà ma vengono in mente le macchine che portavamo a vent’anni. 

Roba improbabile. 600 altrui senza il fondo e tu vedevi l’asfalto. Ford Cortina che non partivano neanche a calci figuriamoci a spinta. Prinz con tendenze autodistruttive nel più proprio senso del termine. Opel Kadett di colori indefinibili. 850 dalla linea agghiacciante et similia.

Il passaggio fu una 124 che aveva alle spalle 120.000 km ma che sembrava una Rolls. Insomma si guidava quel che c’era e non si parlava di aria condizionata. Non si parlava di autoradio e persino il servosterzo non era garantito però ci si sentiva comunque autonomi, liberi, nonostante capitasse spesso di dover cercare il meccanico più vicino.

I meccanici a quei tempi poi erano una categoria a dir poco complessa. Si andava dai briganti di passo che erano molti anzi moltissimi e al loro interno si suddividevano a sua volta in una scala che andava da totalmente incapaci a geni della meccanica, tutti però con una spiccata tendenza al latrocinio. C’erano però anche i vecchi artigiani che in fondo al garage avevano il tornio e sapevano usarlo. Erano una garanzia perché qualsiasi problema avesse la macchina, loro la vivevano come un affronto personale

Parliamo di tempi in cui le macchine avevano una personalità avevano un’anima e alla fine bisogna ammettere che comunque quei vecchi catorci ci hanno insegnato a guidare perché andarci in giro era veramente impegnativo. 

Si dice, per concludere, che una buona vita è quella in cui nell’età matura si ha quello che si cercava da giovani. Quello che cercavamo noi da giovani in realtà era molto altro e molto diverso ma accontentiamoci di macchine che finalmente camminano. Il resto è andato com’è andato.

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