Pomeriggio di mare e di barche in uno dei più antichi e prestigiosi alberghi romani – a due passi da Termini – che non a caso si chiama Mediterraneo. Il fratello più piccolo che lo affianca è invece l’Atlantico, discreto e con una sua atmosfera particolare. Li unisce un corridoio interno – una magnifica boiserie originale anni ‘30 – che potrebbe essere chiamato a rigore di logica Gibilterra.
Si riunisce infatti al Mediterraneo, la Associazione Italiana Vele d’Epoca per presentare tutte le iniziative che vedranno impegnate quest’anno le barche a vela d’epoca, capolavori unici dell’ingegno e dell’arte. Il presidente dell’AIVE Giancarlo Lodigiani – una vita fatta di mare, per quanto lo consente il lavoro – mi aveva invitato a presentare in questa occasione “Burrasche”, appena uscito (per Efesto Editore) e “Di mare, barche e marinai”, uscito qualche anno fa per Mursia. Quest’ultimo è ormai un piccolo long seller per un settore di nicchia come quello del mare, se Fiamma Rosselli Del Turco (ovvero la capa della comunicazione di Mursia) mi conferma che è ancora disponibile in libreria, cosa non da poco vista la velocità con cui si consumano i titoli di questi tempi. Non è peraltro facile scrivere e parlare di libri di mare – la famigerata “nicchia” editoriale – quindi sono doppiamente grato a Giancarlo Lodigiani e all’AIVE per l’opportunità che mi hanno dato.
Tornando alle vele d’epoca, nel corso del pomeriggio si avvicendano le relazioni e colpisce in particolare Andrea Vallicelli cioè una dei nomi ormai storici della progettazione quando afferma due cose. Che le cosiddette barche di Coppa America non sono più barche ma velivoli, nel più proprio senso del termine dannunziano. Altra immagine che Vallicelli mette a fuoco è quella che riguarda i maestri d’ascia. Una volta erano praticamente dei liutai, sorride seriamente.
Ci sono i vertici della Marina con il suo Capo, l’Ammiraglio Credendino, quelli della Lega Navale con il suo presidente l’Ammiraglio Donato Marzano e il suo vice Luciano Magnanelli e tante facce amiche che riconosco a fatica, visto che sono tutti in giacca e cravatta invece che in magliette o cerate. Bella serata davvero, dove si raccoglie un mondo che ama il mare e che non tollera vedere morire capolavori ormai unici. Molti armatori infatti hanno letteralmente strappato dalla morte barche con una storia straordinaria. Un evento dunque che scorre via rapidamente, grazie anche, oltre che ai relatori, a una organizzazione tipica della gente di mare.
Parlo per ultimo – tema il mare come metafora – e riprendo dai miei libri qualche storia che può spiegarlo. La parte del leone la fa comprensibilmente Nave Vespucci, non a caso tessera n. 1 della Associazione Italiana Vele d’Epoca, con la quale ho navigato parecchio in Mediterraneo e in Atlantico. Il pubblico ascolta attento, nonostante l’ora. In sintesi bella serata di mare a Roma, città che è sul mare di fatto e suo malgrado ma che con il mondo del mare (un po’ come questo Paese, peraltro con i suoi novemila chilometri di coste) purtroppo non ha un rapporto esattamente felice.
