Logbook 251 – Singolarismo, patologia sociale

Ascoltare Stefano Zamagni è ogni volta un arricchimento dello spirito, come si diceva una volta ma la frase a leggerla bene rende compitamente l’idea. Ogni volta c’è una riflessione in più, una citazione che richiama e collega autori e testi  spesso purtroppo non ben conosciuti. Il collegamento (per ragioni influenzali dell’ultimo minuto) è in video, in questa serata che il Rotary di San Marino dedica a Don Milani e al suo centenario, ma il primo piano di Zamagni nel suo studio bolognese accompagna le sue parole perfettamente.

Il ricordo di don Milani che fa Stefano Zamagni è piuttosto una proposizione attuale della sua figura, di quello che rappresenta ancora di più oggi rispetto agli anni 60. “I care” ma non solo questa chiave di volta di una civiltà degna di questo nome, ricorre nel suo racconto. C’è poi anche la assurda convinzione che scuola voglia dire istruzione e non educazione, con percorsi che necessariamente non aiutano a dare senso allo studio. Studio e azione devono essere collegati strettamente per dare un senso alla fatica dello studio, altrimenti il sapere è impossibile, dice Zamagni. Sorride amaro quando ricorda quante volte si sente rispondere alla sua domanda “Lei studia?” “No. Io lavoro” e il suo sorriso si smorza perchè su questa demenziale dicotomia si spiaggia la scuola italiana. Studio e lavoro in contrapposizione, ma si può? borbotta, in un misto bolognese-romagnolo. Inferocito.

Sui tempi che corrono, Zamagni evoca poi il singolarismo, patologia sociale in corso e degenerazione tragica dell’individualismo. Il singolarismo nasce ufficialmente fra gli studiosi nel 2008 ed è la forma estrema dell’individualismo. L’individuo doveva essere sempre e comunque parte di qualcosa, di una famiglia, un gruppo, una comunità e si chiamava appunto individualismo dell’appartenenza. Il singolarismo invece è l’estremizzazione dell’individualismo e porta a troncare i rapporti sociali. Esiste solo il singolo, sempre più solo che si nutre di se stesso e vive di angoscia. Perchè ricorda Zamagni, citando Platone, il cibo è necessità dell’animale uomo ma l’essere conosciuto e riconosciuto dai suoi simili è il vero grande bisogno dell’uomo come specie fondata sulla socialità. Il singolarismo, con tutti i suoi spesso poveri narcisismi, va esattamente contro questa specificità.

Il servizio di San Marino Rtv

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