La pizza fritta è uno dei pochi elementi che meriterebbe al tempo stesso di essere inserito nella lista UNESCO dei beni culturali da difendere e tutelare e, al tempo stesso, in quella delle armi per la distruzione di massa. Finita la rassegna stampa, davanti a caffè e brioche del bar Gilda, con Antonio e Marco manifesto dunque un antico desiderio di pizza fritta doc, insomma di pizza fritta vera. Ripiena di ricotta, mozzarella e salame locale, la pizza fritta, se fatta a regola d’arte, ha infatti un sapore squisito mentre il colesterolo raggiunge contestualmente l’altezza di un giocatore della NBA ma dove c’è gusto non c’è perdenza, dicono da queste parti.
A Napoli chiedere in un luogo pubblico quale sia la miglior pizza fritta, può però comportare il rapido intervento della forza pubblica e non raramente dei nuclei antisommossa. Ogni napoletano infatti ha la sua fede sulla pizza fritta e non transige. Antonio – che ho il sospetto sia il vero sindaco di Napoli da una trentina d’anni e che solo per discrezione si astenga dal comunicarlo – si informa nel bar e fuori dal bar. Seguono, in una lingua incomprensibile, un paio di seminari e un master che potrebbero degenerare in riunione condominiale ma alla fine viene fuori Marittiell’ che poi sarebbe, mi spiegano, il diminutivo di Mario.
Ci vediamo da Marittiell’, tanto per citare, ma all’una e non prima o poi. Il posto é piccolo e ancora tranquillo, quando arriviamo, anche se non ancora per molto. Pizza fritta grande per Antonio e per me, piccola per Marco. É bene chiarire, a titolo di esempio, che quella piccola é una sberla di trenta centimetri di lunghezza. Quella grande é rigorosamente in scala mentre torna alla mente, vedendola, la leggenda delle pizze fritta ovvero la Sofia Loren dell’Oro di Napoli.
Quando arrivano a tavola sono bollenti ma sono anche spettacolo puro. C’è anche da considerare che a differenza del solito – e non a caso – la digestione non si configurerà poi complessa, come avviene quasi sempre con la pizza fritta, e per complessa si intende della durata di due o tre giorni. Qui siamo invece ai vertici dell’eccellenza e quindi della leggerezza, leggerezza ovviamente in senso piuttosto lato. L’eccellenza peraltro non arriva dalle improbabili recensioni di improbabili sconosciuti sui social ma da chi appunto ci mette la faccia e quando dice andate – lì sa di non sbagliare.
La faccia in questione – peraltro non esattamente affascinante, visto che ricorda non poco quella di Luca Brasi – quando ci complimentiamo per la segnalazione, a esperienza conclusa, sorride infatti sicura e tranquilla. Sulla pizza fritta da queste parti non si scherza in quanto trattasi di roba seria, molto seria.
