Vero che il bello è nell’occhio di chi guarda, come dice da qualche parte la Bibbia se non ricordo male, però qualche domanda qualche volta tocca porsela di fronte a profili artificiali di donne troppo spesso tutte uguali. Trovo dunque per caso un film serale che si fa presupporre leggero e di questi tempi ogni tanto ci sta. La storia é di quelle che Federico Zeri liquidava come roba per commesse di Upim. Solo che lui, per inciso, me lo disse in TV a proposito di un libro di successo che aveva per protagonisti monaci morti e manoscritti, il che mi lasciò perplesso non poco.
Torniamo al film. Trama o quel che è. Lei é una scrittrice americana di successo che per complesse ragioni comprensibili solo agli sceneggiatori decide di comprare un castello scozzese con relativo duca insopportabile dentro. Ovviamente finisce tutto benissimo. Allora perche parlarne?
Il fatto é che scopro a fine film che la protagonista non era, come avevo sospettato, Daniela Garnero in arte Santanchè ma Brooke Shields. Che fosse la Santanchè confesso, mi ha infastidito per tutto il film, un film che era una specie di massaggio cerebrale, quindi assolutamente vedibile senza attivare un solo neurone.
L’unico elemento di riflessione che ha provocato questa esperienza non é però del tutto provo di interesse. Lasciando le due gemelle sintetiche a loro stesse, la loro somiglianza fortissima e artificialissima porta lontano e in parte altrove il ragionamento.
La domanda infatti é questa. Perché il canone di bellezza femminile assolutamente dominante oggi richiede zigomoni e labbroni fasulli per tutte quelle che decidono di taroccarsi come i motorini di quando eravamo ragazzini? Qualche esperto forse potrebbe spiegarlo ma resta il fatto che a volte i suddetti labbroni e zigomoni stonano su certe fisionomie femminili, mentre su certe altre le rende assolutamente simili, il che non é detto sia un vantaggio. Insomma, “Zigomoni e labbroni per tutte” francamente mi sembra riduttivo come slogan e come progetto ma posso sbagliare.
