Il ragazzo corre disperato verso Sant’Ercolano. È la chiesa più vicina, in fondo a quelle scalette che ha percorso tante volte, mentre ormai gli sono alle spalle i soldati del cugino Giampaolo. Saranno loro, non lui, a macchiarsi del sangue di famiglia perchè Giampaolo sa che è meglio così, altrimenti la faida proseguirà ancora, anche se è comunque lui che ha letteralmente scatenata dietro il giovane cugino la sua canaglia.
Grifonetto forse è ormai a metà delle scalette nella sua corsa. Forse ha già superato la porta e forse vede già la chiesa ma gli altri sono più veloci. Forse inciampa. Gli inseguitori gli sono allora addosso e una serie di colpi lo lascia agonizzante sui gradini. In meno di un giorno – fra il 14 e il 15 luglio del 1500 – il sangue dei Baglioni, signori di Perugia, corre come un fiume per la città della Griffa e del Leone. ll giorno prima, le Nozze Rosse avevano distrutto uno dei due rami della famiglia, complice proprio il giovane inseguito. Nemmeno un’altra notte trascorre e la vendetta è compiuta perchè Grifonetto non raggiungerà mai Sant’Ercolano e la salvezza.
Oggi, nel palazzo sulla sinistra che è appena fuori dalla porta di Sant’Ercolano – la Porta Cornea – una edicola con il volto di una madonna dall’alto guarda in giù. Il palazzo è di molto posteriore ai fatti ma le testimonianze spesso sopravvivono o si tramandano. Non è detto dunque che un simbolo non ne abbia sostituito un altro, anche se con una memoria ormai dispersa. Forse. Nulla però sembra escludere un filo rosso di sangue che leghi in qualche modo quella piccola immagine nel muro a quella morte.
La madre, Atalanta, raccoglie le ultime parole di perdono del figlio morente e poi corre a gettare la camicia insanguinata – narrano i cronisti – sulle scale del duomo. Deve finire, grida alle pietre della piazza e alla gente, questa strage. Grifonetto sia l’ultimo morto. Il padre Grifone, scomparso troppo presto per tutti, lo aveva chiamato Federico ma al tempo stesso gli aveva lasciato il diminutivo e un posto nella famiglia dominante che forse la sua giovane età non comprendeva.
Grifonetto Baglioni muore dunque così. La madre vuole memoria di quella morte e di quel viso che conosciamo bello secondo i criteri del tempo. Il ritratto infatti è notoriamente ragione di un capolavoro, la Deposizione Borghese. È suo il volto al centro della tela che sostiene le gambe del Cristo morto e quel volto resta nei secoli, lasciando un segno anche in un altro genio come Oscar Wilde. La storia non ci dice però se, forse, durante quella ultima fuga, Grifonetto incrociò la sguardo di Raffaello, dietro un cantone assorto nell’osservare la tragedia. Era ormai di casa più a Perugia che a Urbino, in quei tempi, per poi andarsene definitivamente a Roma. Potrebbe forse essere accaduto questo incontro perchè tutta Perugia era presumibilmente in piazza e perchè in fondo la storia così avrebbe un suo senso.
