Forte di una buona testa e di una ottima educazione da gente di montagna ma anche di un gran cuore, Sinner dichiara con la credibilità che ha acquisito in così poco tempo che giocare a tennis è appunto giocare a tennis. La vera tensione – aggiunge infatti – è quella, tanto per restare in tema, di un cardiochirurgo che sta operando o quella di un padre e di una madre di famiglia che devono mettere in piedi ogni giorno una cena in questi tempi di crisi. Sinner sa quel che dice perché è cresciuto fra i monti, dove le chiacchiere e le banfate da sempre sono evitate come la peste. Da quelle parti ci si confronta ogni istante con la montagna che – come peraltro il mare – ti insegna molto presto il senso della realtà e dell’umiltà di fronte a ciò che è vero, a ciò che è grande.
Il tennis è quello strano sport che a volte somiglia al dialogo fra mariti e mogli e che appassiona milioni di persone in tutto il mondo. Attilio era uno di loro. Ha guardato il tennis e lo ha giocato fino a quasi il termine della sua vita che non fu breve. Con me – evidente analfabeta sportivo ma nonostante questo tollerato con affetto – ne accennava qualche volta, quando mi invitava a pranzo agli Scacchi che per me erano entrare in un mondo diverso. Durante quei pranzi a Fontanella Borghese parlavamo però di tutto e quindi anche di tennis, argomento che non riusciva a restarne fuori. Soprattutto però parlavamo del mestiere di medico e di medico del cuore, per lui una passione iniziata molto presto. Ci aveva presentati Luciano Onder ed era nata una specie particolare di amicizia fra noi.
All’università, mi raccontava lui, i suoi colleghi si stupivano che non avesse bisogno di studiare perchè memorizzava immediatamente ciò che ascoltava dai professori in aula. Lui in questi casi rispondeva loro con una domanda molto semplice. Ti ricordi, chiedeva, il risultato di quella partita della tua squadra di tre mesi fa? Ti ricordi anche chi ha segnato, aggiungeva. Certo, rispondeva l’altro e lui concludeva “Per me è uguale perchè studio cose che mi appassionano e quindi le memorizzo con facilità”.
Ha seguito un numero infinito di cuori, fra i quali quelli di una regina e di due papi sempre mettendo al centro la persona, mai la malattia. Fra le molte cose che facemmo insieme – quando lui seguiva la sua fondazione per la prevenzione delle malattie cardiache mentre io mi occupavo della comunicazione sociale del servizio pubblico – ripubblicammo un testo basilare per uno studente che voglia essere un buon medico. “L’arte perduta di guarire” di Bernard Lown é un testo che lui considerava basilare per chiunque avesse a che fare con i malati. Tanto per dire, Lown é il cardiologo che ha inventato il defibrillatore oltre che avere avuto il Nobel per la Pace nel 1985 per il suo impegno contro le guerre nucleari.
Anche Attilio Maseri è stato un medico straordinario e una grande persona che ha segnato la storia della cardiologia non solo italiana. La vita lo ha provato in maniera spietata ma non lo ha mai piegato e Jannik Sinner gli sarebbe piaciuto molto. Non solo per il tennis.
