Non ho visto Grillo da Fazio. Grillo non mi ha mai divertito e quando ha deciso di cambiare circo, passando da quello teatrale a quello politico, sono stato fra quelli per cui non é stato difficile diffidare. I risultati oggi sono sotto gli occhi di tutti. Un leader come Giuseppe Conte – uomo che ha dei principi, per citare un grande Marx, e che se non vanno bene ne ha altri – é sicuramente un eroe del nostro tempo che solo un capocomico come Grillo poteva immaginare.
Su Grillo poi, per quanto mi riguarda e per quel che può valere, pesa anche una antica vicenda che ha distrutto quanto meno per superficialità una famiglia – il bambino mi pare avesse otto anni – e la presa di posizione pubblica e immediata in difesa del figlio Ciro, accusato di stupro, dimostrando cosa si intende per rispetto delle indagini quando ti toccano direttamente. Non mi piaceva neppure l’utilizzo di termini come “psiconano” non tanto perché politicamente scorretto ma perché sintomo di una cultura altra e non condivisibile in cui la connotazione fisica diventa identità e quindi insulto. Buonismo? Forse o forse solo questione di educazione.
Non mi piace neppure il fascino smodato che Grillo subisce da antica data nei confronti di quella che a Bologna viene chiamata “la pilla”. Del tutto legittimo – pare che per esempio Fabio Fazio ne sia assolutamente indenne per citare un esempio – ma, quando si vorrebbe fare il moralizzatore, sarebbe sempre meglio una certa distanza dai beni materiali. Non mi piace insomma quello che negli ultimi quindici anni, grazie al vuoto politico lasciato dai partiti e dalle idee, Grillo ha creato e che ha segnato questo Paese, promuovendo fra l’altro l’incompetenza come valore fondante. Altro che vaffanculo.
