Inciampare in un libro che prende é sempre un’avventura. Se poi l’avventura regge e diventa sorpresa da leggere magari davanti a un camino acceso, ci si trova davanti ai piccoli grandi piaceri della vita. Dalla autobiografia di Tom Felton francamente non mi aspettavo granché. Conosco e apprezzo Harry Potter sia in biblioteca che al cinema. La prima volta che ne vidi una copia fu tanto tempo fa, nel salotto di una città sotto la neve, fra le mani di un ragazzino (che oggi é un giovane apprezzato parroco di montagna) e delle sue due sorelline gemelle. I libri però li ho letti solo molto dopo mentre in quella occasione da parte mia ci fu poco più che curiosità perplessa.
Dunque Felton che poi sarebbe Draco, ha scritto la storia della sua giovane ma densissima vita. Non a caso il titolo é “Senza la bacchetta” mentre il sottotitolo già chiarisce “Incanto e maledizione di una adolescenza da mago”. Non stiamo parlando di un capolavoro letterario, intendiamoci, ma il libro c’è e prende bene il lettore in un gioco di specchi che incrocia realtà e fantasia con dei bambini che crescono insieme su un celeberrimo set cinematografico, facendo gli attori insieme a grandissimi attori. E questa é già una storia da sé. Se poi si aggiunge la popolarità, il successo, l’abisso in cui si cade e poi il modo per uscirne, gli ingredienti ci sono tutti.
Marchiato da un ruolo drachesco che molto difficilmente può scrollarsi di dosso, Felton mostra però una buona dose di humour anglosassone, coltivato anche dal fatto di essere in famiglia l’ultimo di quattro fratelli non esattamente leggeri. Il libro dunque diventa vita e da vita diventa trama per poi tornare vita. Tom Felton non a caso, nel suo libro, cita Albus Silente, con qualcosa che J. K. Rowling gli fa dire a Harry. Il vecchio mago dice infatti al giovane allievo che non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo veramente; sono le nostre scelte. La citazione è chiave del libro e sarebbe magico ricordarselo anche noi, ogni tanto.
