Logbook 9 – Fare cronaca

Siamo nel 1986 quindi più di trent’anni fa. È novembre e i cacciatori si radunano al Palasport per una manifestazione nazionale contro il referendum ormai prossimo. Squilla il telefono all’alba. Il telefono di casa ovviamente, perché di cellulari allora non se ne parlava e non è detto che fosse un male. Sento, nel sonno, Marco che mi dà appuntamento in aeroporto. Gli organizzatori del comitato contro il referendum, dice, hanno invitato tutti i parlamentari quindi anche me e quindi ci andiamo. Ok, faccio io, dove sei? A Bruxelles, sto partendo, risponde. Guardo l’orologio e impreco piano. Con Pannella era sempre così.  Non ci si annoiava, diciamo. Ok, dico, ci vediamo a Fiumicino.

Subito dopo mi chiamano in sequenza Gianfranco Spadaccia e Ivan Novelli – che poi sarebbe oggi lo storico presidente di Greenpeace e che allora faceva l’ufficio stampa del Gruppo parlamentare a Montecitorio e lo faceva bene – così mi raggiungono a casa e poi insieme a Fiumicino. Avevo una Renault 5 bianca, peraltro di mia moglie e l’ingresso a bordo di Marco – che non era esattamente una silfide ma sapeva viaggiare ovunque e comunque – ridusse drasticamente lo spazio.

A farla breve, entriamo dal tunnel nel parterre del Palasport e si scatena una onda di diciamo intolleranza profondamente sentita, da parte delle migliaia di cacciatori radunate per il NO che dura una decina di minuti. Ascoltiamo diversi interventi mentre ci spiegano che non sono previsti interventi esterni in scaletta e dopo un po’ guadagniamo, un po’ a fatica, l’uscita. Mentre risaliamo in macchina, diverse decine di cacciatori che ci avevano cortesemente accompagnato fuori – forse anche per essere sicuri che ce ne andassimo – decidono che, dal punto di vista estetico, la nostra auto starebbe oggettivamente molto meglio capovolta e – presi dal desiderio di rimettere a posto l’estetica perché il bello è chiave del mondo – si attivano rapidamente ed efficacemente in merito.

L’operazione si sta quasi realizzando quando arrivano i carabinieri che si levano da tracolla le pesanti bandoliere e, roteandole sulla testa come mazze ferrate medievali, riescono a fare largo intorno alla macchina. Arriviamo a Montecitorio – a quei tempi si arrivava fino all’ingresso principale con le auto, sembra incredibile – e diamo un’occhiata ai danni provocati dal suddetto senso estetico degli astanti.

Per la cronaca fu Arcicaccia con il suo presidente – Carlo Fermariello, una persona che meriterebbe di essere ricordata e onorata come merita, in tempi come questi – a farsi carico dei danni, con buona pace di mia moglie, rassegnata da tempo peraltro a una vita del genere.

Un giovane cronista raccontò la vicenda su Il Giorno. Il cronista lo sapeva fare e forse è stato questo fare cronaca uno degli aspetti di questo porco mestiere che ha amato di più. Fedelissimo ascoltatore da sempre della rassegna stampa di Radio Radicale, non era raro trovare un suo sms, quando riaccendevo il cellulare dopo la diretta e faceva piacere sapere che era in ascolto, come sempre in ogni cosa che faceva, attento a ogni sfumatura. 

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