Aveva gli occhi che parlavano. Soprattutto, se li accompagnava con quei silenzi della gente del sud, erano interi discorsi. Veniva da quella Puglia di ulivi e di sole, campagna ricca ma dura. Erano gli anni della guerra e del dopoguerra e il futuro era partire, lasciare la terra che comunque restava dentro e cercare qualcosa che potesse somigliare a un domani. Si arruolò come finanziere, forse l’ultima generazione di finanzieri che ha praticato l’antichissimo gioco che li contrapponeva sui confini di montagna ai contrabbandieri con le gerle cariche di sigarette. A volte vincevano loro e le gerle rimanevano abbandonate sulla neve mentre i loro portatori sparivano su percorsi inesistenti. Qualche altra volta vincevano i contrabbandieri e ai giovani gendarmi restavano soltanto una notte persa e il relativo freddo.
Lui visse quel momento di cambiamento poi decise di restare in montagna, lasciando la divisa ma non il senso del dovere che era parte di lui. Un incontro con una famiglia di montagna, in uno storico albergo alpino a 2400 metri, gli cambiò la vita. Accoglienza da un lato e dedizione dall’altro si incrociarono dunque e per sempre, in quella che sarebbe diventata la sua famiglia a tutti gli effetti. Padre e madre e i due bambini, un maschio e una femmina. Poi si cresce e i più grandi scompaiono mentre lui restava come un albero di ulivo della sua terra, piantato e solido, presente per tutti.
Parlava poco, guardava molto, capiva tutto. Le sue collere erano pericolose perché nel suo sguardo, oltre che la parola, mi sembrava di intravedere anche quel qualcosa di particolare che hanno gli occhi di chi avrebbe dovuto uccidere o forse lo aveva dovuto già fare. Quegli occhi li ho visti a Sarajevo, a Kinshasa, a Nyala, a Beirut. E credo di saperli riconoscere. Lui avrebbe ucciso sicuramente – ne sono convinto – per difendere quella famiglia, soprattutto la bambina e poi le bambine. Se ne sarebbe andato poi in carcere sicuro e tranquillo perché aveva innato il senso della giustizia, sia pure a suo modo. Se poi c’era un problema tecnico su cui potesse applicare la sua fantasia e la sua intelligenza diventava un uomo felice. Conosceva il mondo e lo guardava con la diffidenza di chi appunto lo conosce ma era un mondo che non gli faceva paura perché la paura non era nelle sue corde.
Ormai alla fine, gli anni pesavano e il fisico fortissimo non era più forte come un tempo. Lo immagino stanco, pronto a decidere lui la partenza, alzando gli occhi verso i monti mentre la nuova vecchia compagna, venuta finalmente a prenderlo, lo riportava fra quelli già partiti della sua famiglia che lo aspettavano, sicuramente sorridendo.
Salmo 120
1 Canto delle ascensioni.
Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
2 Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.
3 Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
4 Non si addormenterà, non prenderà sonno,
il custode d’Israele.
5 Il Signore è il tuo custode,
il Signore è come ombra che ti copre,
e sta alla tua destra.
6 Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.
7 Il Signore ti proteggerà da ogni male,
egli proteggerà la tua vita.
8 Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.
