Logbook 33 – Primavera

Non ci sono più le mezze stagioni – ricordate il Trio strepitoso? – e forse neanche le stagioni, visto che l’albero in giardino sta fiorendo e siamo a febbraio. Ad agosto potrebbe persino nevicare a Roma e non sarebbe neppure la prima volta, a voler credere alla tradizione e a Santa Maria Maggiore. Tutto può accadere, insomma, a proposito di stagioni.

La primavera del 2022, per esempio, potrebbe essere storica per questo Paese, culla come noto del diritto e del rovescio, dove in qualsiasi tribunale la scritta che la legge è uguale per tutti non suscita neppure più commenti e battute. Che la giustizia sia malata in Italia lo si sa e non da ora. Se pensiamo che solo all’inizio degli anni ’80 un cittadino italiano poteva finire in carcere in attesa di giudizio per dodici anni, ci facciamo una idea chiara della giustizia italiana. Dodici anni, incensurato, carcerazione preventiva in carceri spesso ereditate da Borboni, Savoia e Papa Re vari. Personalmente forse un po’ di legge nel sangue, insieme al molto più di mare, devo averlo. Mia madre ci teneva facessi l’ avvocato, come mio nonno che fu presidente dell’Ordine a Reggio Calabria negli anni ’30. Devo ammettere che un anno di Giurisprudenza lo feci pure, per buona coscienza, per affetto filiale e nepotale (sia pure postumo, per quel che riguarda mio nonno) e infine – o forse soprattutto – per le solite poche idee solidamente confuse sul futuro che si hanno a quella età. Poi mi innamorai del Medio Evo e passando alle spalle della Minerva – statua rigorosamente LGBT – traversai la piazza e me ne andai a studiare le pergamene e i testi medievali nel palazzo gemello, a sinistra dell’Energumena.

Non so francamente se sarei stato un buon avvocato e certo di buoni avvocati ne conosco. Penso a Gian Domenico Caiazza per esempio. Non ci vediamo da un secolo ma credo ci sia comunque un legame fatto di stima, amicizia e affetto, che mi consentono di citare lui come esempio di chi crede nella legge e ha l’orgoglio della toga. Uno per tutti tenendo conto che come Presidente delle Camere Penali rappresenta tutti. Franco De Cataldo era anche lui un avvocato che sentiva parecchio la professione. Lo andavo a trovare una mattina a settimana, quando potevo, dal suo barbiere dietro Piazza Cavour e le sue erano lezioni e testimonianze affascinanti di cosa era la giustizia per gli avvocati di quaranta anni fa. De Cataldo apparteneva alla tradizione grandissima degli avvocati meridionali  – era pugliese – che si erano formati sugli insegnamenti diretti di Piero Calamandrei e di quella generazione di grandi giuristi. Certo il sistema italiano è profondamente diverso da quello anglosassone e la celebre arringa dell’avvocato Frank Galvin, che è vera e propria storia del cinema, nell’aula di un Tribunale italiano sarebbe forse impossibile. Forse.

Insomma, tornando alla primavera prossima ventura, qualcosa potrebbe succedere. Non è passata ancora una volta le responsabilità civile del magistrato – purtroppo – in un Paese dove gli errori di certi magistrati sono tanti e troppo spesso infilati sotto i preziosi tappeti di Palazzo dei Marescialli. Sono però passati altri referendum che possono contribuire comunque a rendere più veloce e più definita quella riforma che l’Europa, dopo aver sanzionato l’Italia per innumerevoli volte, considera assolutamente necessaria per riportarla realmente in Europa. Il problema certo potrebbe essere il quorum ma ci sono due aspetti che potrebbero far pensare che le cose non finiscano, come qualcuno si augura, in cavalleria. La prima è che mai come in questo momento i magistrati sono in difficoltà e le “celebrazioni” trentennali di Mani Pulite lo hanno dimostrato chiaramente. Il secondo aspetto è che toccano la quotidianità delle persone che si sentono minacciate da una giustizia imprevedibile che rende molto seria l’affermazione di un avvocato che è stato ministro per cui non sarebbe male fare controlli medici di natura psichiatrica anche ai magistrati, come accade peraltro in altre categorie professionali altrettanto a rischio.

Se il referendum avrà il quorum il risultato credo sia certo. Allora persino chi enuncia oggi la totale mostruosità che è meglio un innocente in galera che un colpevole fuori, potrebbe ragionarci un po’ su, magari per arrivare a augurarci tutti quanti per la Giustizia italiana “Buona fine e buon principio”.

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