Riccione, Capitale della Goduria, sorride romagnolescamente, dietro la barba, Davide Rondoni dal palco dove a diciotto anni vinse il suo primo premio di poesia. Prima serata per festeggiare i cento anni di una realtà che ha bruciato le tappe e nei suo primi cento anni è già storia. La Riccionese è una manifestazione organizzata dal Comune proprio per questa scadenza e Riccione risponde riempiendo una sala come non vedevo ormai da anni. Con Davide sul palco c’è Nicola Porro. A moderare Beppe Boni, che gioca in casa in quanto Carlino.
Porro non lo ho mai incontrato. L’ho visto crescere sui giornali, nelle rassegne stampa di un secolo fa, quando facevamo tandem con Massimo Bordin, quattro giorni lui tre io. Confesso che forse lo preferisco quando scrive a quando è in tv, dove la commedia dell’arte si sviluppa in un tedioso gioco di maschere, il cui grande insuperabile celebrante fu Aldo Biscardi, l’uomo dal congiuntivo impossibile. Oggi i congiuntivi li azzeccano ma le maschere restano (e in alcuni casi, proprio di maschere si tratta, visto che ormai li riconosci solo dalla voce che peraltro invecchia anche quella). Porro riesce comunque a difendersi bene da quel teatrino – da quello specchio sfondato che ti inghiotte – scegliendosi una parte discreta e poi ha le idee chiare e sa come esporle, sul palco riccionese, in un contesto ristretto che consente anche qualche libertà in più.
È proprio la libertà il tema della prima serata e le bombe su Kyiv fanno parecchio rumore anche qui. Bel tema e Riccione risponde bene sia sul palco che fra il pubblico, si diceva. Tema complesso che oscilla fra green pass e autodeterminazione dei popoli ma con alla base una coppia ben assortita, visto che Porro sa di economia e ne sa parlare anche all’inclito volgo e Rondoni gioca di poesia, essendone oggi a tutti gli effetti il principale testimone e alfiere, nonostante le difficoltà che ciò comporta in questo Paese di navigatori che non navigano, di poeti che non poetano ecc.
Bella serata insomma, che ha fatto riflettere e pensare e che segna con evidenza la necessità delle persone – appartenente a una specie di animali sociali che ha segnato il pianeta – di vedersi con tutti i cinque sensi e non solo con la vista e l’udito ma anche di nutrire il cervello di roba che non sia il solito insopportabile vecchio e malfatto fritto di paranza televisivo. Con Davide poi ci lega una amicizia segnata anche da due culture profondamente diverse ma che – forse proprio per questo – riescono a confrontarsi e dialogare.
Riccione compie cento anni, dunque, dove i suoi veri monumenti sono vivi perché sono le sue persone e le sue storie. A saper ascoltare, Viale Ceccarini può infatti raccontare cose che altrove sarebbero impossibili, fra risate a volte un po’ tristi, a volte un po’ feroci e quando si abbassa la voce raccontandola, state certi che la storia merita ancora più attenzione. Viale Ceccarini è mercato – ma di livello, dove si usa la carta di credito come un revolver – ma è anche politica e sport e amicizie e rancori. In fondo il foro romano o la piazza medievale erano non altro che questo. L’elogio più bello di quel viale, in ogni caso, lo ho sentito fare una sera a Gino Paoli che era a Riccione per non so quale evento. Veniva da un artista non particolarmente noto come diplomatico o modaiolo. Il che è bello e istruttivo, come diceva Guareschi, che peraltro in Romagna scelse di venire a morire.


A che punto è la notte (6 puntate) – un programma con Davide Rondoni e Carlo Romeo: https://www.sanmarinortv.sm/programmi/a-che-punto-e-la-notte-p3