Fonti bene informate, come si dice in questi casi, segnalano a inviati e osservatori che Putin sarebbe stato ossessionato dalle immagini della morte di Gheddafi. Immagini quanto mai orrende ma per un uomo senza sguardo come Putin, ci può anche stare che sia vero questo averle viste e riviste per anni.
Sarà vero, dunque, che Putin ha guardato quelle immagini ossessivamente. In una guerra giocata sui media prima che sulle bombe, anche questo fa brodo. Come fa brodo la strana manifestazione che ha visto protagonista Putin allo stadio Luzhniki di Mosca, fra migliaia di partecipanti più o meno costretti o incentivati. È sicuramente successo qualcosa anche lì, anche se non sappiamo cosa. Ci sono stati fischi che hanno costretto a interrompere la diretta per qualche momento? E’ stato un atto diciamo di sabotaggio interno di personale televisivo? Anonymus e la sua faccia bianca? La Russia, come insegnava Churchill, è terra di misteri.
C’è un altro filmato che forse converrebbe rivedere, non solo a Putin. È l’ultimo comizio di Nicolae Ceausescu dal balcone del suo famoso palazzo con (si dice) migliaia di stanze e i soliti cafonissimi rubinetti d’oro nei bagni. In quel comizio – l’ultimo anche se lui non lo immaginava neppure – Ceausescu sembra all’inizio convinto di gestire la folla come aveva sempre fatto ma la folla si fa sentire, protesta, urla, fischia. Anche qui la regia televisiva di regime fa quel che può per silenziare la vicenda e lo si vede ma al solito finisce per peggiorare le cose. Vuoti di audio, panoramiche fasulle, campi lunghi, interferenze, tutta robetta di regime ben nota a media e barbe finte.
Ceausescu e la moglie – sua personale sponsor o, se si vuole andare sul classico, sua personale anima nera – cercano di reagire. Sembrano in quel momento non capire che sta crollando davanti a loro un’epoca che improvvisamente diventa passato e macerie da cui non si risolleveranno. In quei minuti sulle loro facce passa improvvisamente la presa d’atto che il popolo sta per rivoltarsi, che sta già ribellandosi mettendo mano alle armi per segnare la fine di un regime sanguinario.
Perché poi (per citare il Nino Manfredi di uno dei suoi migliori film, In nome del Papa Re di Gigi Magni) quando un esercito è in borghese, è un esercito di popolo, e cor popolo – fa dire Luigi Magni a Monsignor Colombo da Priverno – ce se sbatte sempre er grugno.

Ottime osservazioni. speriamo veramente di assistere alla fine di un dittatore.