In fondo la storia è antica, forse la più antica fra quelle che riguardano i limiti umani. Eva invidia Dio per il suo sapere e dunque va di mela con relativo supporto ofidico. Il figlio – che probabilmente ha preso dalla mamma – a sua volta invidia il fratello che vagabonda, almeno secondo lui, libero e bello con le sue greggi mentre invece lui si sente inchiodato alla campagna che odia. Perciò, un giorno, in una brutta circostanza – come ci racconta Trilussa – Caino ner passà da la foresta trovò er fratello, je spaccò la testa, e così cominciò la fratellanza.
Brutta bestia l’invidia e, se sui social prova a mettere i suoi vestiti a festa, il consueto tanfo di marcio resta. Brutta bestia veramente, che avvelena in primo luogo chi invidia, condizionato com’è nel guardare sempre il lato positivo del piatto degli altri ma ignorandone regolarmente il lato opposto.
Contro Ronaldo che aveva avuto uno scatto di nervi sicuramente sbagliato, strappando di mano un telefonino a un tifoso, pochi giorni fa si era scatenato l’universo mondo, anche se il web è pieno di suoi momenti di attenzione sociale, alcuni molto belli peraltro. La rabbia ovviamente dovuta alla propria incapacità di informarsi, di riflettere, prima di parlare – anche questa tipica del web e di chi non ha molta dimestichezza con la ragionevolezza – ha provocato un vero e proprio tentativo di linciaggio nei confronti del campione portoghese. La ricchezza è il primo facile target di chi invidia, senza sapere che ogni moneta ha sempre un suo rovescio pesante e che comunque i soldi – che pure contano parecchio – non sono mai stata la soluzione a tutto.
Così senza sapere e quindi senza capire, tutta un’onda melmosa si è alzata contro Ronaldo per poi scoprire che quelli per lui erano giorni di dolore e di lutto, dove con i soldi ci fai poco. Poi l’intera Liverpool allo stadio si alza in piedi, non al caso al settimo minuto di gioco e in coro ricorda all’avversario con il suo inno che lui non camminerà da solo. Immediatamente quella stessa rabbia, sui social, cambia colore e si commuove, dimenticando rapidamente le posizioni di poche ore prima.
Viene in mente un’altra storia dove il danaro e il potere non hanno potuto nulla ma anzi potrebbero esserne la prima origine. Sulla Torino-Savona c’è un viadotto dedicato al generale dei Carabinieri Franco Romano e quel viadotto segna la sottile differenza fra una vita invidiata e invidiabile e una vita disperatamente tragica. Fino alla mattina del 15 novembre 2000, sei la persona più potente, più invidiata che ci sia in Italia, ma ti basta arrivare a mezzogiorno per scoprire quello che urla disperato da duemilacinquecento anni l’immenso Qohelet.
Dove c’è il dolore, qualsiasi dolore, là il suolo è sacro, scrive dal profondo del suo carcere Oscar Wilde ma qui oggi verrebbe da chiedersi se ci sia ancora idea di cosa voglia dire sacro, di cosa sia laicamente sacro?
