Logbook 72 – Il sole e il buio

Lunedì, il 25 aprile, esco da Radio Radicale e, dopo veramente una vita, decido di tornare alle Fosse Ardeatine. Non le ricordavo così e invece scopro – sarà l’età – un luogo, nonostante tutto, sereno, di pace. L’orrore ovviamente è più che evidente ma il coraggio, la memoria e la vita che dominano questo luogo si avvertono vincere su tutto. C’è il sole e molta gente. Molte le famiglie che spiegano ai loro bambini cose inspiegabili ma sono bambini già grandi, cresciuti in una epidemia globale, bambini che alla tv vedono le fosse di Bucha a colori e in 4K. Mani legate dietro la schiena, come a Bucha, un colpo di pistola alla nuca e avanti un altro, fino a trecento trentacinque. Agghiacciante contabilità tedesca, per di più sbagliata perché dovevano essere cinque di meno ma una volta là che fai, lasci testimoni? Mani legate dietro la schiena, un colpo di pistola alla nuca, in queste grotte strettissime chiuse da cancelli monumentali. I verbali raccontano che solo il gigantesco Don Pietro Pappagallo – l’unico sacerdote presente, pugliese ma monticiano, medaglia d’oro – riuscì con uno sforzo disperato a liberare le mani per dare quelle benedizioni che tutti in quel buio invocavano. 

I verbali sono documenti che si leggono con il fiato sospeso per quanto risultano densi di un dolore, oltre la fredda prosa burocratica. Un padre e un figlio, ufficiali, soldati, professori, commercianti, operai, artigiani, uno accanto all’altro e molti con i segni delle torture ancora ben visibili. Maurizio Giglio arriva in barella dopo una settimana disumana nelle mani di Pietro Koch alla Pensione Oltremare. Ha ventitré anni e non ha parlato, non ha detto quello che sapeva e che gli avrebbe salvato la vita. Era il braccio destro di Peter Tompkins, l’agente alleato nella Capitale occupata dai nazisti e aveva la responsabilità determinante delle radio partigiane che comunicavano a Anzio gli spostamenti delle truppe tedesche. Senza di esse la vittoria sarebbe stata impossibile. Fu tradito da Francesco Argentino alias Walter Di Franco, calabrese di San Lorenzo, che finirà poi con Salvatore Giuliano, dopo essere sopravvissuto a Pietro Koch, fucilato invece a Forte Bravetta, sotto gli occhi e la cinepresa di Luchino Visconti che aveva personalmente conosciuto le carceri della banda. 

Il capitolo dei delatori è un altro capitolo tragico che solo Mimmo Franzinelli, in un documentatissimo agghiacciante libro, ha avuto il coraggio di affrontare direttamente e approfonditamente. Se ce la fate a immergervi nella banalità orrenda del male, il libro di Franzinelli è una lettura che fa conoscere i Mr. Hyde che riescono purtroppo non raramente a sconfiggere i  relativi Dr. Jekyll.

Guide volontarie alle Fosse Ardeatine, i familiari delle vittime che riposano in questo cimitero spiegano, raccontano, rispondono e tu ti chiedi quanto può essere forte e duraturo nel tempo un legame per qualcuno che si è conosciuto solo attraverso altri affetti. Le Fosse Ardeatine hanno anche segnato la storia del dopo il regime fascista. Muoiono qui infatti pressoché tutta l’organizzazione romana del Partito d’Azione con la stragrande maggioranza dei suoi quadri, comunisti trotskisti di Bandiera Rossa, gappisti cioè membri del gruppo che aveva organizzato l’attentato a Via Rasella. C’erano i socialisti che avevano visto, pochissimi giorni prima, il loro capo partigiano fuggire fortunosamente da Regina Coeli per riprendere il suo posto, altrimenti qui senza alcun dubbio ci sarebbe anche un sacello intitolato a Sandro Pertini e un altro a Peppino Saragat che fuggì con lui, due futuri Presidenti della Repubblica italiana. 

Chiedo ulteriori informazioni su Maurizio Giglio a una delle familiari delle vittime – la nipote di un ufficiale della Marina – e lei mi fa avere, il giorno dopo, le righe strazianti del documento di ritrovamento del cadavere, il centoquarantasettesimo ritrovato. Il cranio esploso dal colpo alla nuca, il corpo è caduto sul lato sinistro, le mani legate, la divisa insanguinata da tenente di Polizia. Trecentotrentacinque verbali che raccontano ognuno una storia uguale e diversa. 

I tedeschi, dopo l’eccidio, fecero brillare le mine nella cave per nascondere il buio, perché il male si vergogna del male. Oggi però quelle voragini aperte dalle esplosioni tedesche servono invece a dare luce alla cava e alla Storia che si è affacciata tragicamente fra quelle grotte. Oggi qui c’è il sole e il sole illumina il buio da sempre.

Sono le Fosse Ardeatine, in questo 25 Aprile del 2022.

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