Logbook 112 – In bocca al lupo al Sindaco

Così Damiano Tommasi ce la ha fatta. Nonostante la distanza da Verona e le previsioni non bellissime, avevo la strana sensazione che ci sarebbe stata forse qualche novità, qualche possibilità. Damiano Tommasi lo avevo incrociato quando giocava nella Roma e le mie giornate trascorrevano nella Capitale, in quella che affettuosamente definivamo redazione, anche con Sandro Piccinini, Giancarlo Dotto, Vincenzo D’Amico, Michele Plastino e un ragazzino di bottega diciottenne molesto ma bravo e volenteroso che si chiamava Fabio Caressa. 

Quindi, alla fine della fiera, pur non occupandomi di calcio, finivo immerso in quel mondo come può capitare a un non fumatore in una stanza piena di gente che fuma. Dal fumo passivo al calcio passivo, il passo non è poi così acrobatico quindi un po’ mi sento di sconfinare, contando sul buon cuore di chi ama il mondo del pallone.

Ebbi dunque modo di incontrare Tommasi che mi piacque molto come persona. Ci trovammo insieme credo in una puntata di Gol di Notte, dove Michele con la sapienza dello chef fuoriclasse dosava gli ingredienti di ogni puntata. In una di quelle puntate, conobbi peraltro anche Agostino Di Bartolomei e qui il discorso sarebbe lungo e difficile.

Tommasi era un campione ma al tempo stesso lo ascoltavi e veniva fuori una persona che usava la testa non solo per fare gol e che aveva cuore, cosa non esattamente frequente non solo nel mondo del calcio. Ci incontrammo nuovamente quando era diventato presidente dell’Associazione Calciatori mentre io avevo la responsabilità della comunicazione sociale della Rai. Non ricordo più quale in quale evento ma anche in quel caso era chiaro che svolgeva quell’incarico con responsabilità di servizio e una forte attenzione al rapporto tra il mondo del calcio e quello del sociale.

Ora dunque Tommasi é sindaco. La sua campagna elettorale ha regolarmente ignorato media e social, andando invece a incontrare direttamente le persone nei loro luoghi di vita quotidiana. Scelta che i vari Casalino e relative pupazzerie avrebbero considerato folle mentre invece ha pagato, nonostante le previsioni.

Forse c’è anche questo – se non solo questo – in questa tornata elettorale in cui il partito di maggioranza relativa (ma a un passo dall’essere assoluta) é quello dell’astensione. I media sono diventati in politica un possibile pericolo mentre si comincia a capire che la visibilità non é sinonimo di immagine e non lo é mai stata. Quante volte mi é capitato di ripetere – l’ultima volta in una bellissima occasione al CASD, dove si formano i futuri vertici delle Forze Armate, nel dicembre scorso – che visibilità e immagine sono due cose diverse e infatti se, per fare un banale esempio, Fabrizio Corona ha una visibilità altissima ma francamente la sua immagine é diciamo deboluccia, di contro una come Mina che non si vede da decenni – visibilità zero dunque – in quanto a immagine insomma diciamo che se la cava piuttosto bene 

Sta cambiando qualcosa nel rapporto fra i media e la politica? Probabilmente sì, anzi é già cambiato, anche se si preferisce fare finta di nulla mentre gli ascolti si riducono sempre di più. Non ci di fida più dei protagonisti politici dei talk show e dei tg e si torna al rapporto diretto con i candidati, almeno sul territorio. Un grande successo in tv oggi sono cinque milioni di spettatori per un programma che non sia un evento, dimenticandosi però che in fondo ci sono pur sempre altri cinquanta milioni di italiani che stanno facendo altro. 

Torna in mente uno dei protagonisti della Prima Repubblica – il quale in tv comparve in tutta la sua vita solo per pochi secondi diventati però indimenticati. Inseguito da un delirante individuo armato di microfono, lui proseguiva a camminare indifferente, lento e tranquillo, ignorando telecamera e microfono. Un precursore, forse?

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