Frequento poco e male i social ma l’unica volta che mi sono preso del fesso negli ultimi quarant’anni é stato proprio sui social. Niente di grave, intendiamoci, soprattutto per chi lo fa a sapiente distanza.
Una signora, frequentatrice abituale dei media e quindi esagitata di professione, da me peraltro e per grazia di Dio mai conosciuta, all’indomani del raduno degli Alpini mi aveva qualificato infatti in tal modo, semplicemente perché il linciaggio mediatico che lei stava capeggiando contro di loro mi sembrava decisamente sommario, un po’ prematuro e alquanto scenografico, al di là dei relativi toni da pescheria doc, attrezzi spesso considerati necessari per svolgere adeguatamente quel tipo di mestiere. Mi ero semplicemente limitato a scrivere – conoscendo bene gli Alpini – vediamo le denunce, vediamo cosa dicono gli inquirenti, vediamo le testimonianze, come si evince più sotto. Niente di più, niente di meno, niente neanche di particolarmente geniale.
Apparentemente sollecitate dal bordello mediatico, si erano preannunciate ai giornalisti circa seicento denunce per molestie e avanti la grancassa e il suo povero circo attuale. Nel corso delle settimane però di queste seicento future denunce se ne è concretizzata una soltanto.
Dopo le relative indagini, ieri la suddetta denuncia è stata proposta per l’archiviazione dalla competente magistrata della Procura riminese, quindi peraltro una donna. In pratica la Procura non avrebbe elementi con una unica teste al fatto, per di più sembrerebbe dalle idee piuttosto confuse che poco e male avrebbe saputo raccontare in merito agli inquirenti.
E allora venghino signori venghino al circo dove tutto fa spettacolo e se cadono gli acrobati poi é il massimo, tanto, per antica tradizione circense, quando succede entrano i clown.

Molto ben raccontato, molto ben commentato; un episodio che ci saremmo potuti risparmiare tutti. Lesson learned, come si dice.