È stata come immaginavamo una rassegna stampa non semplice. Non lo è mai ma una settimana che comincia con il più grande funerale della storia per partecipazione di popolo reale e virtuale e con la minaccia di guerra nucleare per chiudere con la fine di una campagna elettorale scassata se non spesso ridicola, insomma non consentiva di abbassare un momento la guardia.
In realtà la notizia che a livello personale temevo di più era quella di Gianfranco. In diretta non sarebbe stato facile gestirla. Sapevo che era questione di giorni se non di ore e Marina – una delle donne più in gamba che abbia mai conosciuto – aveva chiesto discrezione e silenzio. Poi ieri mattina la notizia è stata data. Gianfranco se ne è andato sabato pomeriggio e se ne è andato con il suo passo discreto e sicuro, con il suo sguardo ironico e attento.
A pensarci, lo ho visto correre una sola volta in vita mia. Ci avevano espulso dalla Turchia in Germania – a Monaco mi pare, qui ne abbiamo già parlato – e dovevamo prendere un treno notturno per l’Italia. I tempi erano strettissimi e dovemmo correre. Gianfranco ci superò di corsa e solo alla fine scoprimmo che stavamo prendendo un treno per Anversa. Maurizio Turco e io tirammo giù Gianfranco dal treno e riuscimmo Dio sa come a prendere quello giusto.
Gianfranco insomma non era esattamente un operativo ma era una intelligenza strategica come poche. Era totalmente insensibile rispetto agli appetiti politici personali che, in fondo in fondo, quando capitava di vederli comparire anche in casa radicale, lo nauseavano anche un po’. Era anche l’unico che riusciva a confrontarsi a armi pari con Marco sul piano politico, che avesse la capacità in certi congressi radicali complicati di salire sul palco e rimettere i paletti al dibattito oppure di gestire la presidenza con polso e sensibilità (un altro grande presidente congressuale era Frando De Cataldo).
Negli anni ‘90 cominciò una diaspora di intelligenze e esperienze politiche uniche. Certo la responsabilità di Marco fu forte ma era sua anche la responsabilità di aver creato qualcosa di politico nuovo, intelligente, rigoroso, fuori da compromessi e mediocrità. Chi frequentò quel mondo negli anni precedenti, sa bene che fu una scuola dura ma unica e Gianfranco è sempre stato uno di quei maestri.
Lo avevo incontrato alla manifestazione organizzata da Giachetti questa primavera. Stava seduto sull’unica sedia disponibile, rimediata da Roberto Dio sa come. Quando mi inginocchiai affettuosamente davanti a lui che era con Rita, si mise a ridere e mi disse che ero il solito stronzo. Stava bene, mi disse, solo un po’ rallentato nei movimenti. Risposi che allora la differenza dal solito era estremamente sottile – lo sfottò sulla sua pigrizia era un cavallo di battaglia che utilizzavo anche se lui si limitava a riderci sopra, guardandosi bene dal contestarlo – ma in fondo era lui, in forma. Gli volevamo tutti molto bene noi che eravamo quel giorno davanti a Montecitorio. Una cosa mi diede un po’ fastidio, adesso che rivedo la scena. Piero Fassino – che lo conosceva bene – uscì da Montecitorio, vide noi ma vide anche Gianfranco e si affrettò a cambiare strada. Gianfranco se ne accorse e ci guardammo, sorridendoci sopra.
Gianfranco è riuscito a finire e a pubblicare il suo libro che è la storia del Partito Radicale e al tempo stesso la sua storia. Ci ha lavorato trent’anni credo e ci teneva a lasciarlo. Era molto legato a quel libro che è uscto qualche mese fa per Sellerio. La csa editrice siciliana ha tantissimi meriti nella storia dell’editoria italiana e il pubblicare questo libro si inserisce nella lunga lista.
Gianfranco è lì, in quel libro e nell’archivio unico e immensamente importante di Radio Radicale. I suoi interventi in Senato erano ascoltati in silenzio e con attenzione dai senatori suoi colleghi perchè sapeva essere duro, a volte durissimo, ma sempre senza aggressività, sempre con il massimo rispetto per i suoi interlocutori. La politica di oggi è altro dal suo mondo, dal suo tempo politico. Sarebbe stato un ottimo uomo di governo, era un ottimo giornalista, era insomma una risorsa preziosissima per questi tempi e questo Paese. Ma per il Paese delle Occasioni Perdute dove sembrano dominare – tranne rare eccezioni – chiacchiere, mediocrità, incompetenze, siamo sicuri che essere questo, che persone come Gianfranco Spadaccia, non rappresentino un problema?
Un grande abbraccio, allora. Ci saluteremo fra noi come hai deciso tu, all’aperto (sperando sia bello) fra risate, lagrime e bicchieri di vino, sotto gli occhi tolleranti dei cani che conoscevi e che amavi. Che la terra ti sia lieve e che la memoria conservi ciò che hai fatto.
