Ottobre quest’anno esagera. Le ottobrate una volta erano una piacevole piccola pausa interna all’autunno ma qui continua a fare un caldo boia. Felice solo chi ha avuto la possibilità o la fantasia di prendere le vacanze in questi giorni dove non si trova quasi nessuno nei posti turistici e fra l’altro tutto costa un po’ meno. Nelle città lo smog pesa parecchio mentre nelle case chi ha la sana ossessione del cambio di stagione è ormai soggetto a attacchi violenti di schizofrenia.
In cantiere da Carlini, storica bottega d’arte nautica romagnola, tiriamo su la barca. Qualche lavoro da fare e questo è il momento migliore. La pulizia del serbatoio del gasolio è periodicamente opportuna così come è opportuno eliminare gli inevitabili segni di navigazioni un po’ fortunose. In fondo una barca che ha quasi quarant’anni, se è una buona barca, merita tutta la manutenzione necessaria anche perché Pulcinella da secoli sussurra piano, ai marinai napoletani e non, che per mare non ci sono taverne nè tanto meno cantieri.
Il caldo ha colpito e lo scafo nonostante abbia passato l’estate per mare è tutta una fioritura di ciarpame marino che appesantisce la barca e le fa perdere velocità. Stefano Carlini che questo mestiere lo ha nel sangue me lo aveva preannunciato. Il caldo di quest’anno in Riviera ha prodotto effetti sull’opere viva delle barche – la parte sommersa dello scafo, come insegnano i quiz per la patente nautica – crescite rapidissime di denti di cane, alghe e compagnia cantando che è preferibile eliminare subito, soprattutto se si naviga in inverno.
Strano ma non sono molti quelli che navigano d’inverno e è un peccato. Il mare d’inverno è infatti magico di colori che il freddo rende unici, il cielo di notte – se sei in navigazione imbacuccatissimo – mostra stellati che sembrano mai visti. Penso a certi ingressi notturni invernali. Genova quante volte e Porto Venere un 31 dicembre arrivando dall’Elba, Porto Ercole, Brindisi, Venezia in un novembre grigio e freddo.
Ma invece i marina si spengono. se non fosse per le strane fenomenologie psichiatriche dei regatanti e degli allievi delle scuole nautiche. Le vele più spesso vengono rimosse e messe al sicuro dai previdenti armatori e se ne riparlerà dopo Pasqua. Difficile convincerli che di inverno si può uscire in navigazioni lunghe, certo con un occhio al meteo ma questo succede anche d’estate. Se chi ama il mare e la navigazione si convincesse a provare almeno una stagione, sono certo che non se ne pentirebbe. Quando ci si incontra al largo fra barche che navigano a distanza o in inesplorati porti d’inverno è come incontrare vecchi carissimi amici mai visti e conosciuti. Poi ci si siede davanti al caldo della stufa di un bar che dà sulla barca appena ormeggiata e l’alcool – diciamo Talisker perchè è buono e per la sua scatola azzurra di costa scozzese – scende giù e ti rimette a posto la carburazione interna, beh questa roba qui almeno una volta nella vita è da provare.
