E così i giocatori iraniani hanno di fatto piantato con ogni probabilità un altro chiodo alla bara del regime. Difficile fermare quella che a tutti gli effetti e sotto gli occhi chiusi di molti Paesi occidentali, in prima fila l’Italia, è ormai rivoluzione di popolo. Le città sono in fiamme, per le strade le donne di ogni età manifestano contro quarant’anni di regime. Rivoluzione femminile perchè le donne sono state le prime vittime del regime integralista. Rivoluzione femminile anche se di solidarietà femminile se ne vede poca a livello internazionale ma tant’è, difficile aspettarsi altro.
Il regime iraniano ha imboccato comunque una via che lo porterà a sgretolarsi, quando l’esercito e le forze armate si schiereranno contro i pasdaran e le forze speciali che sparano contro le loro madri, le loro mogli, le loro figlie. La repressione selvaggia, feroce del regime è arrivata al punto di non ritorno e ogni goccia di sangue versata in strada o in carcere diventa benzina su un incendio che sta divampando. In Italia pochissimi sono i giornalisti come Feltri e Paolo Mieli a evocare quello che sta succedendo in Iran. Radio Radicale conferma il suo ruolo centrale nell’ambito del servizio pubblico radiotelevisivo e Mariano Giustino con il suo lavoro puntuale e rigoroso è una fonte preziosa per conoscere ciò che accade ogni giorno in Iran. Gli altri, soprattutto i notoriamente coraggiosissimi direttori di giornali che hanno da onorare numerose cambiali, guardano altrove appresso a stupidaggini come i figli a seguito dei premier o la promozione economica dei matrimoni religiosi, piccole ridicole scacciacani piuttosto che le armi di distrazione di massa che si vorrebbe utilizzare.
I calciatori iraniani dunque proseguono con coraggio la loro missione di rappresentare un popolo massacrato dal regime. Nelle gabbie di una organizzazione ormai screditata dal fiume di soldi che si trova a gestire, non cantare l’inno diventa un segnale rivoluzionario fortissimo alla propria gente e a chi fa finta di non vedere ovunque nel mondo, Italia compresa. La strada imboccata non consente ritorni per loro e per tutti coloro che manifestano nelle piazze iraniane. Si tratta di eroi in un mondo come quello del calcio ormai avvelenato dal denaro. I loro nomi resteranno forse l’unico elemento realmente eroico di quel baraccone presuntuoso, arrogante e ridicolo che è di fatto il mondiale di calcio 2022.

Molti – troppi – direttori di giornali inItalia dovrebbero essere ricordati con questa frase: “It’s difficult to get a man to understand something when his salary depends on not understanding it.” – Upton Sinclair. Per fortuna giornalisti veri e coraggiosi continuano ad esistere. Le guerre sono sempre piu’ ibride e l’informazione e’ un ampo di battaglia fondamentale e spietato. Aggiungo tre altre citazioni: “Journalism is a cheaper alternative to killing people” – Dmitry Kiselyov
“A word, a camera, a photo, the Internet and information, in general, have become yet another type of weapons, yet another component of the armed forces.” – Sergei Shoigu (Russian Minister of Defense)
“Russia Today is an “information weapon” parallel to the Ministry of defense.” – Margarita Simonyan
Continuiamo a sostenere con forza l’Ucraina. E se non possiamo mandare armi al popolo Iraniano, non pugnaliamolo alla schiena col silenzio (perche’ denigrarli e sostenere un regime islamico e’ troppo per i pacifinti cristiani Europei, altrimenti sarebbero schierati contro di loro, come succede per il popolo Ucraino).
Ucraini e Iraniani sono sul campo di battaglia per noi. Altrimenti saremmo costretti a combattere qui ed ora.