Logbook 189 – Mr. Klebb?

Sergey Razov l’ho visto di sfuggita a San Marino in occasione dell’ultima visita del suo Ministro degli Esteri Lavrov. Settantenne o quasi, esibiva il passo elastico che solitamente hanno in Russia i militari di carriera. Difficile capire se sia o meno uomo dei servizi russi, una specie di Roso Klebb in versione aggiornata. Servizi che poi alla fin fine sarebbero sempre l’eterno KGB che cambia insegna ma resta quel che è sempre stato e che è, il partito che ha di fatto prodotto Putin ormai trent’anni fa, dopo che alla caduta dell’Unione Sovietica il popolo aveva assalito le sue sedi. Che io sappia peraltro quelle del KGB furono le uniche sedi assalite dalla popolazione inferocita dopo decenni di regime e questo potrebbe non essere marginale.

Da anni l’Ambasciata russa a Roma è crocevia di false informazioni, di provocazioni, di attività volte a acquistare – nel più proprio senso del termine – consenso in vari ambiti centrali per la società italiana. Di polemiche ce ne sono state molte e l’aiuto di certi media ha dato possibilità – giustamente – di parola a Razov ma anche di fargli spacciare menzogne e provocazioni – molto meno giustamente e senza essere contestato – al pubblico che lo ascoltava.

Ultima vicenda quella del Lince. Cito testualmente Euronews ma i fatti sono incontestabili. “Un colpo di propaganda, peraltro imprecisa, è andato a vuoto. Ha tentato di metterlo a segno Sergej Razov, ambasciatore russo in Italia. Sul profilo Twitter dell’Ambasciata di Russia a Roma, ha pubblicato la foto di un blindato colpito e distrutto da un missile russo vicino a Bakhmut, in Ucraina.

Il mezzo sarebbe stato identificato come un Iveco Lince MLV, con blindatura anti-mine, regalato dall’Italia all’Ucraina nei mesi scorsi. Nella didascalia del tweet, in un italiano non proprio cristallino, si legge: “Tutti i contribuenti italiani sono felici con tale destinazione dei loro soldi?” “Il blindato nella foto – prosegue Euronews – ” è un altro modello, il Tekne MLS, sempre “made in Italy”, ma non regalato all’Ucraina, bensì regolarmente acquistato e pagato dal governo ucraino dall’ex presidente Petro Poroshenko alla Tekne, azienda metalmeccanica di Ortona, in provincia di Chieti. Quindi? Si tratta di una bufala? Proprio così. E ne stanno parlando (e scrivendo) tutti. Perchè persino l’unica fonte dell’Ambasciata russa, un profilo di Telegram, smentisce che il blindato sia un Lince e conferma che si tratta di un Tekne”. Fine della citazione.

La cosa anche per i politici e i giornalisti di bocca buona – sia che lo siano per carattere oppure per interesse – è difficile da passare sotto silenzio. Il sito ufficiale dell’Ambasciata russa fa circolare fake news scientemente che infangano il Paese che la ospita, partecipa di fatto a una guerra in cui i media sono usati appunto come veri e propri sistemi d’arma, alla stessa stregua appunto di uno squadrone di carri armati, e tutto tace? Francamente in un Paese serio e sovrano le cose non funzionano così.

2 pensieri riguardo “Logbook 189 – Mr. Klebb?

  1. In un paese serio, Razov sarebbe stato messo alla porta come persona non grata. Ma e’ l’Italia, quel paese che da secoli la Russia guarda con bramosia (vedi Risorgimento e Grande Gioco tra Gran Bretagna e Russia). Il colpo psyops dell’ambasciata russa non ha funzionato – una volta di piu’ dimostrando che la loro propaganda fa acqua tanto quanto il loro esercito – e nello stesso tempo ha funzionato, come i loro missili contro i civili ucraini; con la stessa dinamica che stanno tenendo sul campo di battaglia: nessun colpo e’ decisivo, ma tutti i colpi sono dolorosi. All’insinuazione di Razov, codarda e senza onore, non certo da diplomatico (a meno che non sia russo, evidentemente), le persone intelligenti e quelle informate – non necessariamente coincidono – non credono. La massa degli utili idioti e degli ignoranti – coincidono molto spesso – si. Sono gli stessi che credono al grafene nei vaccini, alle scie chimiche, agli alieni che vengono a salvarli e alla terra piatta. E votano o seguono elementi italiani sfacciatamente manovrati dal Cremlino. Ma anche quelli e i loro agenti, nessuno li tocca.

  2. Razov può benissimo aver ‘preso un granchio’ (anche per compensare la propaganda che siamo costretti ad ascoltare dai nostri media: emblematico il servizio del TG di Rai Uno che, in piena guerra e in prima serata, ha affrontato il tema dei delfini del mare di Azov che sulla sponda ucraina vengono aiutati e vezzeggiati e su quella russa, violentati e uccisi). Ma conoscendo l’Ambasciatore russo in Italia e San Marino, posso assicurare che rappresenta uno, dei purtroppo ormai pochi, ponti di collegamento per riavviare un dialogo vero con l’occidente.
    Ti seguo sempre Carlo, ottime le tue analisi e le tue riflessioni.
    Giuseppe

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