Logbook 196 – Favola

Il rapporto fra social, web e vita privata è ormai notoriamente un problema. Da un lato pensare di poterne farne a meno è ormai impossibile, dall’altro il rischio della dipendenza – a tutti gli effetti una dipendenza – e di contro del controllo esterno che scavalca qualsiasi tutela, sono un vero grande pericolo. Basta vedere come ormai – tutti dal bambino al nonno – siano attaccati a questo schermo che fa perdere loro qualsiasi contatto col mondo intorno a loro. Pericoloso, molto pericoloso quando si perde attenzione alla realtà reale, alla umanità vera che ti circonda.

Così colpisce che il Senato Usa vieti TikTok sui cellulari e i dispositivi del governo mentre lo consenta ai più giovani – e quindi più esposti – dei suoi cittadini. TikTok è ormai la patria virtuale dei giovanissimi e chi la controlla, ha il controllo di un sistema imprevedibilmente potente. Di contro il web offre storie, persone, istruzioni per l’uso, informazioni e opinioni che possono diventare importanti sia per l’utilità che la riflessione.

Due storie in particolare in questi giorni mi hanno colpito. Il filmato di un prof. intelligente, come lo definisce la stessa produzione. Siamo in Asia, quale non so, e dalla porta a vetri del corridoio quel prof studia i suoi ragazzi assorti in classe davanti ai libri di testo. Entra ma spegne la luce e il riflesso dei display nascosti sotto i banchi e ovviamente molto attivi illumina a giorno l’aula.

L’altra storia è quella di un ragazzino giovanissimo. Uno dei tanti che affollano i campetti di calcio degli oratori. L’intervista – datata con i colori un po’ spappolati – ci gioca con questo poco più che un bambino dal sorriso divertito e dagli occhi vivaci. Il tuo sogno, gli chiede il giornalista? Giocare i mondiali, risponde lui. E il tuo idolo? Messi, dice e lo guarda come stupito che ci possa essere altra risposta. Il ragazzino si chiama Julian Alvarez e oggi sta giocando al fianco di Messi questo mondiale e questa è una favola bella, che comunque senza il web molto probabilmente non saremmo in grado di vedere, di conoscere.

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