Ucciso in uno scontro a fuoco con i carabinieri, dice la versione ufficiale. Siamo in Sicilia, la Sicilia del 1950. Salvatore Giuliano sarebbe morto in un vicolo di Castelvetrano, nel corso di quello scontro a fuoco. L’Europeo, il giornale per cui scriveva, pubblicò la cronaca che Besozzi fa di quell’omicidio. Giornalismo perfetto, senza sbavature. Citati i nomi dei testimoni citabili, ipotesi formulate in base a quelli non citabili ma credibili, ragionamenti e verifiche sulla improbabile versione ufficiale – che naturalmente non quadra e di molto perchè pare proprio che Giuliano stesse dormendo quando morì, cosa che rende lo scontro a fuoco quanto meno complesso – possibili verità alternative. Tutto orribilmente giornalisticamente perfetto. Il pezzo che non lascia un momento di pausa per due intere pagine, il titolo – “Di sicuro c’è solo che è morto” – e siamo appunto in Sicilia e in Italia nel 1950, le foto della madre di Giuliano a terra che piange e copre la macchia di sangue, circondata dal paese che guarda.
Leggere Besozzi è risentire il sapore di una pietanza antica che la salsa del colore non annega. Un giornalismo serio, duro, che non consente mezzucci ma semmai – e nel caso soltanto ad alcuni ma non a lui – certi grandi bluff non a caso malapartiani o montanelliani. Quello di Tommaso Besozzi è un giornalismo fondato sulle notizie, sugli appunti raccolti sul posto, scritto a mano, tutto di seguito, e poi in redazione a Milano.
Quando scriveva – racconta Manlio Cancogni che di Besozzi era amico – cercava fra le tante parole quelle giuste da far aderire come un guanto alle cose. Il prezzo per raccontare, lavorare e vivere così, è altissimo perchè è altissimo il rischio che la corrente dei fatti e delle vite viste e raccolte trascini via. Tommaso Besozzi, uno dei più grandi nella storia del giornalismo italiano, questo prezzo lo ha pagato fino in fondo, fino a decidere di chiudere tutto definitivamente e tragicamente nella primavera del 64, con una bomba a mano davanti allo stomaco. nel garage della sua casa romana di Monteverde.
