Logbook 214 – Tanto per

Porto Ercole è uno dei posti cui sono più legato. Ho cominciato a navigare lì con uno storico bravissimo istruttore, che aveva passato la vita come nostromo su un traghetto per le isole. Facevamo lezione a novembre spesso sotto il diluvio, Isolotto e ritorno decine di volte, rigorosamente a vela, anche perchè, se non ricordo male, il motore neanche c’era nella barchetta. Quando diluviava e rientravamo in porto, capitava che mi chiedesse sul molo i soldi della lezione, staccando relativa ricevuta, non appena eravamo sbarcati, con una motivazione che ancora oggi dopo tanto tempo trovo fantastica. Nel suo tosco-maremmano mi diceva “Non vorrei che chi ci vede rientrare, pensa che io sia matto a uscire con questo tempo. Meglio che vedano che sto facendo lezione”. Ho imparato molte cose da lui, compresa una certa dimestichezza con il turpiloquio dell’Argentario.

Mi torna in mente, parlando di quel periodo, un week end memorabile al mare con piccolo relativo incubo, in cui però il mare c’entrava in fondo poco. Venerdì sera di tanti anni fa e io, come tutte le settimane di quel mese, vado al corso a Porto Ercole per prendere la patente nautica senza limiti, vela e motore. Finita la lezione verso mezzanotte arrivo alla casa in campagna dove vado solitamente a dormire, visto che il giorno dopo, la mattina presto, ho nuovamente lezione a Porto Ercole. Tornare a Roma diventerebbe scomodo anche perchè un caro amico mi mette gentilmente a disposizione la suddetta casa di campagna.
La casa è bella, appena costruita anche se sono ancora da finire piscina, giardino e il piano sotterraneo. Arrivo che è tardi e siccome ha piovuto tutto il giorno ho davanti un buio mare di fango che attraverso per arrivare e accendere la luce del patio. Riattraverso per spegnere le luci della macchina che ho lasciato accese se no non vedevo un tubo. Ririattraverso con la borsa e finalmente vado a dormire fra i fiori e le bambole della stanza di Carlottina, figlia tredicenne del padrone di casa. Trovo sulla bianca trapunta del letto una specie di truciolato tritato che mi fa pensare a tabacco forte. Che la Carlottina fumi il toscano di nascosto. mi chiedo? Mah. Pulisco ma per sicurezza levo la coperta e dormo con il lenzuolo.

Mi metto dunque a dormire ma non riesco a prendere sonno. E’ come se avvertissi qualcosa. Riaccendo la luce. Mi alzo e vedo per terra una grande busta dell’Ikea, piena sembrerebbe di coperte e trapunte. Sollevo quasi istintivamente la prima coperta che poi è anche l’unica e trovo ciò che forse a livello inconscio – molto inconscio – prevedevo. Nella grande busta si dimenano ammassati nel sonno una trentina di topi che dormono saporitamente uno sull’altro. Intuisco che non trattavasi di tabacco adolescenziale quel che avevo trovato sulla coperta ma che i suddetti avevano evidentemente utilizzata la suddetta coperta della Carlottina come water personale. Intervengono al solito sangue freddo e lucidità stupefacenti per uno di città, desueto alla natura sia essa romantica o topesca. Ricopro pertanto al volo la topaia, mi rivesto rapidamente, rifaccio il bagaglio, lascio la chiave sotto un secchio di plastica fuori dalla porta, riattraverso la palude, evitando di finire nello scavo della futura piscina, salgo in macchina e alle tre e passa torno a Roma.Arrivo a Roma e trovo ovviamente la porta di casa bloccata dal paletto. Suono. Niente. Telefono. Niente, Dopo un certo lasso di tempo, viene levato il paletto da una coniuge abituata a tutto, mi butto sul letto e la mattina dopo, con tre ore di sonno, mi rimetto di nuovo in viaggio verso Porto Ercole per la lezione di pratica. Dalla macchina, avviso il titolare della casa e della Carlottina – e che peraltro si stava recando in villa – della faccenda. Lui va quasi sotto choc. Fa intervenire immediatamente nell’ordine sindaco e assessore, Dio sa perché, e quindi degli individui predisposti alla eliminazione dei topi che in realtà erano in numero più cospicuo anche se di campagna. Non coinvolge i marines esclusivamente penso per via del fuso orario. In ogni caso parte la bonifica più veloce del mondo mentre io mi faccio la mia lezione di vela, ovviamente sotto un torrente di pioggia che ho tuttora il ragionevole sospetto stesse fiduciosamente aspettandomi.

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