Parliamo di sicurezza che non è mai abbastanza, soprattutto quando si parla di mare. Non è facile in realtà parlare di queste cose perchè chi va per mare è profondamente convinto che evocare qualcosa vuole dire chiamarla e quindi a bordo si evitano notoriamente termini che possano in qualche modo mettere in pericolo la navigazione.
Ciò non toglie però che in certi casi è meglio sapere cosa fare quando anche solo un istante di esitazione o di confusione può comportare vere e proprie tragedie. Un momento del genere – anzi “il momento” – è quando la barca rischia di affondare e allora tocca decidere di utilizzare la zattera di salvataggio, obbligatoria a bordo.
In primo luogo è bene avere chiaro dove sia e come prepararla e poi seguire tutte le procedure necessarie, a cominciare da quella primaria di legarla alla barca prima di lasciarla scivolare in mare. La cima poi andrà tagliata solo quando la barca è ormai definitivamente persa. Questa è una vecchia regola cara peraltro a John Kennedy che in un contesto del genere ci si era trovato quando i giapponesi gli affondarono la sua motosilurante, regola che insegnavano i marinai di una volta ma sempre attuale. Deve dunque, sempre e comunque, essere la barca a abbandonare per prima il marinaio e mai il contrario. È capitato e capita infatti che barche semiaffondate siano arrivate in qualche modo a terra mentre chi le aveva abbandonate in un momento di panico, non sia riuscito purtroppo a fare altrettanto.
Insomma, se parliamo di barche e di mare, la zattera è importante. Deve essere regolarmente revisionata non soltanto perchè lo richiede la legge ma perchè per mare meglio non giocare. Maurizio Anzillotti oltre a essere un vecchio amico è anche una persona che il mondo del mare lo conosce bene. Allora si può ascoltare da lui, sicuramente con interesse se si sta progettando di andare o di tornare a andare per mare vista la stagione, questo promemoria video. Sempre toccando legno ovviamente.

Grazie anche per questo gradito Logbook 263. Sacrosante le raccomandazioni sulla sicurezza a bordo, ma la ritrosia scaramantica a chiamare con il loro nome le situazioni critiche riguarda, forse, la navigazione da diporto. Sulle navi mercantili, e ancor più su quelle militari, tutto è chiamato col nome appropriato: Posto di abbandono nave, Posto d’incendio, Posto di combattimento, Allarme di collisione, sono espressioni vistosamente esposte sugli avvisi a equipaggi e passeggeri.