Logbook 283 – Maiuscole

La prima volta che ho sentito parlare di elezione diretta del premier fu all’inizio degli anni ‘70 all’Esedra, una serata d’inverno a un comizio. Avevo quindici anni e il tizio che parlava si chiamava Giorgio Almirante. Ero per caso, chissà perchè, da quelle parti che poi mi sarebbero diventate familiari per via della radio che è a due passi. Parlava bene Giorgio Almirante, molto bene. Ce l’aveva anche con le Regioni appena costituite o da costituire, citando in aggiunta il Piave. Le Regioni secondo lui le sinistre, allora dominanti, le avrebbero trasformato in baracconi clientelari e ribadiva appunto che ci voleva l’elezione diretta del premier. Era veramente bravo e convincente a ascoltarlo ma la cosa dell’elezione diretta mi lasciava un po’ perplesso. Avevo quindici anni e ora che ne ho qualcuno di più continuo a restare perplesso, con un po’ più di esperienza e qualche capacità di ragionamento.

Il fatto è che l’elezione diretta del premier, al di là di tutte le fuffe del mondo, non può prescindere a mio avviso da tre pilastri determinanti,  altrimenti diventa pericolosissima e alla mia età francamente non avrei molta voglia di andare in montagna contro dittatorelli di destra o di sinistra che siano. Una piccola premessa per quanto a seguire. Intendo il termine “indipendenza” con rigore feroce e assoluta serietà quindi per cortesia evitiamo equivoci e prese in giro.

Il primo pilastro è l’indipendenza della magistratura senza la quale – un pretesto lo si trova sempre – si finisce in galera se la si pensa diversamente. Il secondo pilastro è l’indipendenza della stampa, senza la quale non esiste conoscenza e quindi diventa difficile la deliberazione e l’espressione popolare perchè il voto democratico non è Il Grande Fratello televisivo. 

II terzo pilastro era già nella Costituzione perché i Padri Costituenti, che le ossa se le erano fatte non in tv o nei social, avevano pensato un articolo rivoluzionario come l’Art. 67, mai applicato se non da pochissime rarissime eccezioni nella storia di questo Paese da quando la Costituzione fu approvata. Eccolo testualmente (e bene ha fatto Mattia Feltri a riprenderlo ancora una volta qualche giorno fa in prima sulla Stampa): “OGNI MEMBRO DEL PARLAMENTO RAPPRESENTA LA NAZIONE ED ESERCITA LE SUE FUNZIONI SENZA VINCOLO DI MANDATO”. Sedici parole rivoluzionarie che meritano una tantum tutte le maiuscole disponibili.

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