Logbook 305 – Storia di San Michele

San Michele è un libro molto particolare. Come un fiume carsico, il libro di Axel Munthe appare e scompare nel corso dei decenni ma resta ancora – a oltre un secolo dalla sua uscita – uno dei libri più letti al mondo. Difficile dire di cosa parla. Certo parla di Capri – anzi di Anacapri – e della villa San Michele che Munthe costruisce lassù con le sue mani e con l’aiuto di un paio di contadini. Ma è anche la storia di uno dei medici più di successo nella Parigi e nella Roma di fine Ottocento, di casa come medico e come amico fra i reali di tutta Europa.

È la storia di un periodo a cavallo fra due secoli – la vita di Axel Munthe va dal 1857 al 1949 – dove la medicina si trasforma e nel libro questo essere medico è fra i molti pilastri su cui si regge il racconto. Dentro il libro viaggiano il terremoto di Messina, il colera napoletano, la dolce vita, quella vera e non quella volgare, sbragata e accattona di Fellini e di Via Veneto, una squallida strada (checché se ne dica) priva di qualsiasi magia romana. Munthe non a caso abita invece a Piazza di Spagna, nello stesso appartamento che era stato di Keats, il poeta inglese seppellito nel magico cimitero all’ombra della Piramide di Caio Cestio, non distante da dove riposano anche Andrea Camilleri e Antonio Gramsci.

Si tratta di un libro che accompagna il tempo e che lo segna perchè dentro c’è una vita intera, piena di cose e di persone, vissuta da un uomo sradicato ma dalle forti radici al tempo stesso, radici che prendevano dove si fermava. Svedese ma parigino per studi, parlava e scriveva in molte lingue diverse. Conosceva la natura degli uomini e soprattutto delle donne. Alcuni che lo hanno conosciuto pare sostenessero che a Capri, da un certo periodo, in poi i bambini e le bambine nascessero con un colore dei capelli molto chiaro, quasi scandinavo. Chissà perchè ma era gossip, arte che peraltro apprezzava e che praticava con eleganza lui stesso.

Chi ha visto San Michele, e dalla terrazza dove la sfinge domina il golfo, più sotto Capri e più oltre Napoli, il Vesuvio e le montagne che lo spalleggiano, sa di lui e del sogno al quale ha dedicato la vita, quando Capri era solo un piccolo povero scoglio del Mediterraneo, isolato nelle sue memorie antiche – dove le macerie del cattivo imperatore erano servite, in tanti secoli, solo per fare calce, come ovunque in Italia. La scrittura scorre e fila un racconto in cui luoghi e persone si avvicendano sul filo della memoria e della fantasia perchè Munthe sa scrivere e raccontare. Insomma, in tempi in cui i libri passano – e passano pure rapidamente – un libro che non a caso resta.

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