Logbook 309 – Settimana di Napoli, radio e giornali

Domenica sera a Napoli e poi fino a venerdì mattina, giorni napoletani che si avviano con l’alba dietro il Vesuvio dal grattacielo del Varco Pisacane, dove sono gli studi di Radio Radicale.

Napoli la conosco ahimè troppo poco e la amo veramente molto. Ci sono sempre finito di corsa e di passaggio oppure per lavoro ma la sua atmosfera da unica capitale che in realtà abbia mai avuto l’Italia rimane evidente. Chi vive a Napoli ha un’altra dimensione rispetto al resto del pianeta. Il suo sguardo, i suoi silenzi, sono quelli ripresi da Eduardo, da Troisi e in fondo anche da Pino Daniele che a quel che si dice non amava parlare in pubblico se non nella sua lingua.

Ma Napoli è anche Totò, e ho detto tutto, aggiungerebbe un altro grande come Peppino De Filippo. È Giuseppe Marotta – forse lo scrittore che, vivendo a Milano, la ha saputa raccontare meglio con il cuore e la memoria. È la genialità ambigua di una celeberrima canzone dedicata a un ministro e scambiata per una canzone d’amore o un Lucio Dalla che scrive e canta nel suo napoletano, grasso e impastato dal troppo tempo trascorso fra le due torri e il Nettuno.

Napoli è una festa mobile, altro che Parigi. È una città dove anche un semplice caffè al bar diventa palcoscenico e ti puoi ritrovare al tempo stesso spettatore e attore. Napoli è, come peraltro noto.

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