Soffia forte il libeccio che da queste parti si chiama garbino. Vento caldo, fortissimo in certi momenti, scavalca gli Appennini e piomba in Adriatico come una cavalleria barbara. Arrivano raffiche mentre il mare si alza e forse pioverà. Vento difficile il garbino, nome arabo per dire occidente.
Vento che prende sui nervi e li fa saltare ma la gente lo sa e si tutela. Ascolta, vede, sospira e poi dice é-il-garbino e con questo spiega tutto. C’è chi si inmusonisce, chi non respira, chi cerca lite e regolarmente la trova perché soffia il garbino. C’è anche chi sostiene che aumentano gli episodi di violenza, anche se c’è da poco crederci, visto che fa troppo caldo per fare qualsiasi cosa. Non c’è angolo che non sia rovente.
Il garbino in Adriatico è un po’ come lo scirocco in Sicilia. Marcelle Padovani lo racconta, ascoltando Leonardo Sciascia. “Un tempo, c’era nelle vecchie case siciliane, le raccontava Sciascia “una stanza speciale chiamata la stanza dello scirocco, senza finestre, senza alcuna comunicazione con l’esterno se non una porta stretta che dava su un corridoio interno e dove si confinava la famiglia in cerca di asilo sicuro contro il vento”. Anche lo scirocco è una dimensione della Sicilia, concludeva Sciascia.

E se ci rinchiudessimo qualcuno (più di uno) in questa stanza? Sarebbero forse troppi!